Il salone rettangolare
Quando alla metà degli anni Ottanta del secolo scorso fu affidato a Giulio Ometto il compito di ristrutturare alcuni ambienti della villa, la scelta fu quella di ispirarsi al gusto del noto antiquario Pietro Accorsi, presso il quale Ometto si era formato. È questo il caso del salone rettangolare, che, con l’adiacente salotto circolare, ripropone uno degli ambienti che Accorsi prima e Ometto poi allestirono nella casa-museo di via Po a Torino, l’attuale Fondazione Accorsi-Ometto. Si tratta del salotto Luigi XVI, che, nei tessuti, nella tappezzeria, nel disegno della boiserie e nel motivo dell’arco che separa gli ambienti, sembra riproporsi nella villa rivolese.
Tra le differenze più significative vi è senz’altro l’eclettismo e l’alta qualità delle opere conservate nella sala: non ritroviamo infatti l’uniformità di gusto che connota il salotto Accorsi, ma la tipica varietà di stili ed epoche che caratterizza, invece, la collezione di Cerruti. A dominare l’ambiente, sulla parete di fondo, un’opera capitale di Giuseppe Pellizza da Volpedo, Membra stanche (1907), interpretabile come un’eco dell’infanzia del ragioniere stesso, la cui famiglia, all’inizio del Novecento, emigrò dalla Liguria al Piemonte. La fronteggia il superbo San Lorenzo di Jusepe de Ribera, opera datata al quinto decennio del XVII secolo. Un secrétaire con piano ribaltabile di Jean-François Leleu (anni Settanta del XVIII sec.) accoglie sul piano superiore tre piatti rinascimentali in maiolica e condivide la parete con il trittico di fine Trecento di Agnolo Gaddi, una coppia di capricci architettonici di Francesco Guardi (anni Settanta del XVIII sec.) e due vedute veneziane del figlio di questi, Giacomo (anni Novanta del XVIII sec.). Candelabri e ceramiche Luigi XV e XVI, sculture lignee e in marmo che vanno dal XIV al XVI secolo, mobili francesi e italiani del Settecento, un olio su rame di Domenichino (c. 1605), una tela di Simon Vouet (c. 1635) e un olio su cartone di Gino Severini (1918): a dimostrazione di quanto la tradizionale cronologia della storia dell’arte, attraverso continue fratture e rocamboleschi salti temporali, venga messa in questione nell’allestimento voluto da Cerruti.