La sala da pranzo

Dal punto di vista decorativo, questo è certamente uno degli ambienti più connotati dell’intera villa. Ristrutturato nel corso degli anni Ottanta, accolse una boiserie con ampie specchiature che il ragionier Cerruti aveva fatto realizzare a Giulio Ometto per l'abitazione della famiglia in via Enrico Cialdini a Torino. La sala da pranzo abbandonava così l’antico aspetto provenzale – ancora evidente nella piccola cucina che si apre sul fondo – e ne acquisiva uno nuovo, più in sintonia con la ristrutturazione neo-settecentesca che l’intera villa stava via via subendo.

Gli specchi, diffondendo la luce esterna, allargano illusionisticamente lo spazio. Su di essi, Cerruti scelse di collocare la parte più consistente della sua straordinaria collezione di quadri di Giorgio de Chirico. Costituitasi nel corso degli anni, anche grazie ai consigli e all’intermediazione dell’amico storico dell’arte Maurizio Fagiolo dell’Arco, la collezione dei de Chirico consta di dieci pezzi tra opere su carta e dipinti. Otto di questi trovano posto nella sala da pranzo, rendendo l’ambiente, dal punto di vista delle opere pittoriche, la sola stanza dell’intera abitazione dedicata a un unico artista. 

Non mancano accostamenti dal sapore esoterico: con ogni probabilità non è casuale che Autoritratto con la propria ombra (c. 1920), uno dei quadri in cui sarebbe più facile riscontrare significati occulti, si trovi al di sopra di una delle due consoles tardo-settecentesche, d’ispirazione piranesiana, precedentemente appartenute al sensitivo e pittore Gustavo Rol, amico del collezionista. Sulla parete di destra sono allestiti tre interni metafisici degli anni ferraresi – Composizione metafisica (1916), Interno metafisico (con dolci ferraresi) (1917) e Interno metafisico (con faro) (1918) – e una versione del Trovatore datata 1922. A fronteggiarli, sulla parete opposta, Muse metafisiche (1918), il già citato Autoritratto con la propria ombra, Il saluto degli argonauti partenti (1920) e Due cavalli (1927).