Lo scalone

Lo stretto vano, che collega lo studio con gli ambienti del piano superiore, è connotato da un’imponente scala in stile neo-settecentesco e da una decorazione con modanature floreali. L’ingombro della scala e le dimensioni esigue del vano sono controbilanciati dai colori tenui delle pareti e dalla linea sinuosa del mancorrente. Le modanature delle pareti divengono la perfetta cornice per una galleria di opere del Novecento così fitta e straordinaria da causare, nel visitatore, un senso di vertigine, una vera e propria sindrome di Stendhal.

Nella parte inferiore dello scalone, accanto alla porta dello studio, il collezionista scelse di allestire tre dipinti caratterizzati dal medesimo supporto, la iuta: due opere della fine degli anni Trenta di Paul Klee e Femme et oiseau II/X (Donna e uccello II/X, 1960) di Joan Miró. A salire, un primo ambiente è dedicato al tema del ritratto, con il capolavoro Donna dal vestito giallo (1918) di Amedeo Modigliani, l’Autoritratto (1912) su carta di Gino Severini, Antigrazioso (1912) di Umberto Boccioni e, a dominare dall’alto, Study for Portrait IX (Studio per ritratto IX, 1956-1957) di Francis Bacon. Anche la grande tempera Mattino (1919-1920) di Felice Casorati, se letta in successione alle precedenti opere, sembra rivelarsi nel suo carattere di ritratto di gruppo. 

Al piano superiore, i colori saturi di Le Compas (Il compasso, 1926) di Fernand Léger creano frizioni inaspettate con l’ambiente in stile nel quale sono inseriti, mostrando la complessità di un collezionista che si muoveva con intelligenza e discrezione tra epoche e forme espressive diverse. Chiudono il cerchio di questa vertigine due seducenti figure femminili dalla posa analoga, la protagonista di Voilà mon rêve (Ecco il mio sogno, 1928) di Alberto Savinio e quella del Risveglio della bionda sirena (1929) di Scipione. Sulla parete di fondo c’è ancora spazio per dipinti di piccolo formato: Oiseau sur une branche (Uccello su un ramo, 1913) di Pablo Picasso, una marina astratta di Nicolas De Staël e un altro piccolo dipinto di Miró, entrambi del 1952.