L’ingresso

L’ambiente, di dimensioni esigue e dalla pianta allungata, costituisce l’accesso originario e principale alla villa. Qui erano accolti gli ospiti che facevano visita al collezionista: nei giorni festivi, la domenica e durante le celebrazioni di san Federico (onomastico di Cerruti) e san Silvestro (il compleanno di Cerruti era il 1° gennaio), la villa di Rivoli si animava, abbandonando il carattere di dimora privata consacrata ai piaceri della mente e assumendone uno più mondano.

Il cerimoniale prevedeva l’accesso degli ospiti attraverso un vano di ridotta metratura in cui, tuttavia, l’eclettismo del collezionista si manifestava già nella sua pienezza e complessità. Se da un lato la decorazione neo-settecentesca (la stessa che connota le pareti dell’attiguo scalone) rimanda al gusto tipico della ricca borghesia locale – di cui l’antiquario torinese Pietro Accorsi fu abile promotore – dall’altro elementi come la nicchia specchiante nella quale è allestito Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia (c. 1655) di Valerio Castello creano un cortocircuito di tempi e stagioni del gusto. Cortocircuito riscontrabile anche negli accostamenti di arredi e dipinti: la console genovese di metà Settecento su cui poggia una pendola Luigi XV, il prezioso divano rococò con intaglio policromo (appartenente a una coppia, di cui il secondo è collocato nel salone circolare allo stesso piano), il grande olio su tela di Simone Cantarini raffigurante Lot e le sue figlie (c. 1637), il luminoso paesaggio invernale (1881) di Alfred Sisley e, prima opera ad accogliere chi veniva ricevuto dal ragioniere, l’acquerello La Fontaine (La fontana, c. 1876-1878) di Paul Cézanne. La piccolissima e preziosissima scena agreste, che il collezionista volle collocare su un elegante tavolino Luigi XV, condivideva il piano d’appoggio con il quaderno delle visite alla villa, in cui gli ospiti erano invitati dal proprietario a lasciare traccia del loro passaggio.