L’anticamera
Un piccolo doppio ambiente collega il vano dello scalone attiguo alla sala da pranzo con le camere da letto del primo piano. Si tratta di un corridoio dalla decorazione modesta, dotato di ampie armadiature. Dal punto di vista decorativo non presenta caratteri di rilievo e certamente non fu interessato, negli anni Ottanta, da alcun progetto di ristrutturazione guidato da Giulio Ometto.
Nonostante le dimensioni ridotte e il carattere di servizio, l’ambiente raccoglie opere di grande bellezza e valore, mostrando come, con il passare degli anni, l’insufficienza di spazio costrinse il ragionier Cerruti a sfruttare la pressoché totale superficie a disposizione. Nel doppio vano, infatti, trovavano posto una dozzina di dipinti, alcune sculture, suppellettili, un orologio Luigi XV, un armadietto pensile angolare attribuito a Pietro Piffetti (metà XVIII sec.) e, in terra, un piccolo tappeto Ushak a medaglione, detto “Tintoretto”, proveniente dall’Anatolia occidentale e datato al XVI secolo. Si tratta probabilmente di un tappeto da preghiera, come fa supporre la lampada stilizzata nella parte alta del campo. La denominazione “Tintoretto” deriva dalla consuetudine di assegnare alle varie tipologie di tappeti il nome di un artista che le rappresentò nei suoi dipinti.
Tra le opere a parete vanno senz’altro menzionati i due pastelli di Giacomo Balla: La seducente (1902), il cui volto è racchiuso nell’originale cornice sagomata, e Via Po del 1904. La piccola quadreria continua con tre dipinti di Massimo Campigli, un paesaggio di Carlo Carrà e, ancora, opere su carta di René Magritte, Hans Hartung, Paul Klee e Alberto Savinio.