La camera delle rose
La seconda camera da letto del primo piano ha mantenuto l’originario stile provenzale. Così soprannominata perché un tempo completamente rivestita con carta da parati dai disegni floreali, mantiene oggi traccia di quei motivi decorativi nel tessuto delle tende.
Estranea al gusto aristocratico dell’altra camera da letto, si connota per il carattere domestico che ne testimonia un passato di non sola rappresentanza. Pare, infatti, che Cerruti, nei pomeriggi del fine settimana, fosse solito concedersi qualche minuto di riposo su questo letto in ferro battuto, evitando sia quello prezioso della camera della madre sia quello austero della camera nella torre.
Dal punto di vista dell’arredo, la stanza, che nel complesso presenta pezzi di minor pregio rispetto a quella attigua, conserva tuttavia il mobile più prezioso dell’intera collezione, il cosiddetto “Ashburton Cabinet” (c. 1770), la scrivania con scansia di Pietro Piffetti che prende il nome dalla famiglia inglese di cui fu a lungo proprietà. Quasi come se si trattasse di un oggetto da contemplare in solitudine e negli intimi momenti di ozio, il mobile piffettiano occupa la parete di fronte al letto e si svela in tutta la sua elegante sinuosità solo a chi su quel letto è disteso.
Il clima rassicurante dell’ambiente si rispecchia anche nella scelta dei dipinti che decorano le pareti: pochi e dalla tonalità pacata, lontana dai timbri squillanti delle avanguardie novecentesche della camera attigua. Cinque dipinti di particolare interesse di Giorgio Morandi, appesi alla parete d’accesso, dialogano con opere sei e settecentesche: la Madonna della pappa (1622-1623) di Bernardo Strozzi, un ritratto virile (c. 1730) di Fra’ Galgario, due secentesche nature morte con fiori di scuola romana, un paesaggio con cascata (1723) attribuito a Gaspar van Wittel e la piccola Annunciazione (prima metà XVII sec.) assegnata da Federico Zeri a Orazio Gentileschi, ma forse opera di un seguace. A destra del letto, occupa un posto di rilievo la piccola specchiera a forma di ventola (1781) attribuita a Giovanni Battista Galletti.