Tête de femme

Testa di donna

Pablo Picasso

1942
Tempera su carta
40 x 30 cm
Anno di acquisizione 1983 ante


Inv. 0163
N. Catalogo A156


Provenienza

Esposizioni

Mostrata quasi frontalmente, l’enorme testa ieratica è solcata sulla fronte da un’unica ruga che conferisce pieno realismo alla maschera sottostante, riassumendo i tormenti dell’effigiata.

 

La figura di Dora Maar (1907-1997), fotografa, poetessa e scrittrice francese, compare per la prima volta nelle opere di Picasso nel 1936 o forse già nel 19351, probabile data d’inizio della relazione tra i due. Le circostanze del loro incontro rimangono incerte e le testimonianze sono discordanti2, tuttavia stando ai racconti di Paul Éluard e di Brassaï, cui se ne sono aggiunti altri, come nel gioco del cadavre exquis, Dora e Pablo si conoscono al caffè Les Deux Magots nell’autunno del 1935: lei indossa guanti neri e gioca a piantarsi la punta di un coltello tra le dita della mano poggiata sul tavolino. Picasso, affascinato dalla scena, le chiede in dono i guanti sporchi di sangue e li conserva in una teca come reliquie. Da allora fino al termine della Seconda guerra mondiale, la produzione dell’artista sarà segnata da numerosi ritratti di questa musa surrealista. A partire dalle opere descritte come «post-scriptum a Guernica », da Femme qui pleure ai multipli Femme assise dans un fauteuil e Femme au chapeau, fotografati dalla stessa Dora Maar nell’atelier di rue des Grands Augustins nel 1939 (Série de portraits de Dora Maar devant «Femmes à leur toilette », Parigi, Musée National Picasso), passando per il nudo Femme se coiffant (5 marzo 1940, New York, Museum of Modern Art), Picasso sovverte il concetto di ritratto attraverso la metamorfosi di Dora Maar. Mentre i ritratti di Fernande Olivier avevano aperto la strada alle scoperte cubiste e quelli di Olga Khokhlova incarnavano un ritorno ai valori classici, il volto di Dora Maar subisce deformazioni oltraggiose. Diviene un’inquietante e bizzarra icona del dolore e talvolta arriva persino ad assumere le fattezze di un animale, quando al naso si sostituisce un muso (Femme au chapeau assise dans un fauteuil, 1942, Zervos, vol. XII, 7) o alle dita gli artigli (Dora Maar au chat, 1941, collezione privata). 

Fig. 1. Verso del foglio, cinque studi di teste femminili, inchiostro e tempera su carta.

La Tête de femme della Collezione Cerruti rientra in questa ricerca pittorica, ma si distingue per l’intensità delle emozioni rappresentate. L’opera è stata eseguita all’inizio del 1942, un inverno difficile per la coppia che viveva sotto l’occupazione tedesca, e il volto di Dora Maar rispecchia un’inquietudine e un’angoscia spinte quasi al parossismo nell’espressione raggelata. Il senso di soffocamento e disagio accentuato in altri dipinti dall’angusto sfondo «a scatola» (Femme dans un fauteuil, 1941- 1942, Basilea, Kunstmuseum, Öffentliche Kunstsammlung) è reso qui da un’inquadratura ravvicinata in cui la modella risulta quasi troppo grande per la cornice. Il cappello, accessorio ricorrente nei ritratti di Dora Maar, funge da riferimento per le proporzioni e accentua la dimensione del viso dai contorni arrotondati. Mostrata quasi frontalmente, l’enorme testa ieratica è solcata sulla fronte da un’unica ruga che conferisce pieno realismo alla maschera sottostante, riassumendo i tormenti dell’effigiata. La disposizione asimmetrica dei lineamenti rafforza il dinamismo del ritratto. Tuttavia, a differenza di altri tentativi più radicali con i quali Picasso si è cimentato, come gli schizzi sul verso della stessa opera (fig. 1), questa Tête de femme ha una certa somiglianza con l’autentica Dora Maar (fig. 2). A colei che nel 1939 gli aveva inviato una cartolina firmandosi La photographe, la méchante3, Picasso dedica una maschera tragica non priva di sincerità e probabilmente è proprio questo umanesimo tragico, sottolineato dalla tavolozza di neri e grigi tanto cara a Guernica del 1937, il punto di forza del ritratto della Collezione Cerruti.

Juliette Pozzo

L’opera pervenne in Collezione Cerruti prima del 1993. Il 30 giugno di quell’anno è, infatti, registrata nell’inventario manoscritto dei beni presenti nella villa di Rivoli [N.d.R.].

 

1Baldassari, in Parigi-Melbourne 2006, p. 36.

2De Mondenard, in Roma 2016-2017, p. 68.

3Cartolina postale, estate 1939, Archives Picasso, Fonds Dora Maar.

Fig. 2. R. André, Ritratto di Dora Maar, 1937.