Study for Portrait IX (Studio per ritratto IX)
Francis Bacon
1956-1957
Olio su tela
152,5 x 118 cm
156,5 x 121 x 6 cm
Anno di acquisizione 1989
N. Catalogo A60
Inv. 0068
Provenienza
Esposizioni
Bibliografia
Study for Portrait IX è un ritratto di Peter Lacy, pilota della RAF nella battaglia d’Inghilterra, poi collaudatore di aerei, l’uomo che Francis Bacon amò di più nella sua vita, e con il quale intrattenne un rapporto emotivamente intensissimo, tormentoso e violento, tra il 1952 e il 1957.
Eseguito fra il 1956 e il 1957, Study for Portrait IX è un ritratto di Peter Lacy, pilota della RAF nella battaglia d’Inghilterra, poi collaudatore di aerei, l’uomo che Francis Bacon amò di più nella sua vita, e con il quale intrattenne un rapporto emotivamente intensissimo, tormentoso e violento, tra il 1952 e il 1957. Molti quadri di figura maschili di Bacon degli anni cinquanta, compresi quelli appartenenti alle serie «Study for Portrait» e «Study for Figure», sono «interamente o indirettamente ispirati a Lacy»1 il quale, a partire dal 1955, si era trasferito a Tangeri, dove viveva suonando il pianoforte in un bar e consumandosi con l’alcol. Bacon andò spesso a Tangeri da Lacy, ma Study for Portrait IX, una delle più belle opere dipinte dall’artista negli anni cinquanta, è eseguita verosimilmente a memoria, come suggerisce il suo carattere allucinatorio, di immagine rammentata, non direttamente osservata.
Su uno sfondo verde smeraldo scuro, profondo e vellutato, colore con il quale Bacon stava lavorando da qualche mese, dipinto sul lato non preparato della tela, in modo da intridere a fondo le fibre del tessuto, si disegna la consueta struttura geometrica lineare bianca, di cui Bacon si serve in questi anni per inquadrare le figure, riducendo e precisando così lo spazio della tela2. Entro l’incastellatura (il cui perimetro si ripete fuori asse, più tenue, come un alone sfocato) si inserisce la figura di Lacy, seduto con le gambe accavallate; a sinistra sullo sfondo si profila libero il contorno della spalla e del braccio destri dell’uomo, quasi fosse un primo tentativo di situare la figura nello spazio, poi abbandonato, ma lasciato in evidenza, modalità che rimanda alla lontana alla pittura di Pablo Picasso e ricorda più da vicino quella di Willem De Kooning nei quadri degli anni quaranta e ancora presente, ad esempio, in Woman I.
In quel giro di anni Bacon si pronunciò due volte su De Kooning; nel 1959 in modo un po’ irridente3; tre anni prima (a quanto riferito da Ted Morgan, biografo di William Burroughs) aveva invece lodato De Kooning per aver fatto esplodere l’astrazione, riportando l’immagine nel quadro4. Analogamente a quanto avviene nella pittura di De Kooning, Study for Portrait IX ha molti elementi che trasmettono l’idea di un’immediatezza di esecuzione, ad esempio i tratti decisi della pennellata, i suoi spessori nella definizione della figura, le sgocciolature, i ripensamenti sui contorni, presenti non solo sulla spalla, ma anche sul piede destro.
La qualità sensuale della stesura pittorica nell’arte di Bacon di questi anni, particolarmente avvertibile in questo quadro, ha indotto la critica a evocare alcuni nomi nel novero degli artisti preferiti da Bacon, ad esempio quelli di Claude Monet, J. W. M. Turner o Pierre Bonnard. È stato notato inoltre che la figura non ha la bocca aperta, così presente in altri ritratti maschili di Bacon degli anni cinquanta, ma solo una lieve smorfia sul viso. Quanto alla posa, Bacon mostra semplicemente un uomo seduto, con qualche segno di movimento nella resa della spalla e del piede destri. Eppure, forse a causa del fatto che la figura si appoggia sul nulla o che il pittore omette di dipingere una mano e un piede, l’immagine trasmette una tensione.
Come nota Lawrence Alloway, Bacon «sviluppa uno stile di gesti non premeditati, aspetti capaci di essere rivelatori in modo inconsapevole e oscuro, basato sulle espressioni e i movimenti che tutti condividiamo e manifestiamo, senza saperlo»5. È un carattere che dà a quest’immagine una qualità specifica su cui si sofferma Robert Melville, uno dei critici più precoci e sensibili del lavoro di Bacon, in un articolo scritto nello stesso momento in cui Study for Portrait IX veniva eseguito: «[Bacon] ha dimestichezza con la presenza ossessiva e il suo entusiasmo per la pittura in quanto forza distruttrice è inseparabile dalla sua fede in un contenuto psichico indistruttibile, proprio di certe immagini»6, che deriva all’artista dal Surrealismo.
Bacon apprese la notizia della morte del quarantaseienne Lacy, con cui aveva da tempo interrotto i contatti, da un telegramma recapitatogli assieme ai biglietti di congratulazioni pervenuti all’indomani dell’apertura della sua personale alla Tate Gallery, nel maggio del 1962.
[Claudio Zambianchi]
1 M. Peppiat, Francis Bacon in the 1950s, in Norwich-Milwaukee-Buffalo 2006, p. 40.
2 Sylvester 1987, pp. 22, 23.
3 Peppiat 1996, p. 182.
4 Cit. in Farson 1993, p. 147.
5 L. Alloway, Introduction, in New York-Chicago 1963-1964, p. 22.
6 Melville 1957, p. 83