Sosta alle Cascine (La coperta rossa)

Giovanni Fattori

1881-1882
Olio su tela
39,5 x 27 cm
Anno di acquisizione 1995-1999


Inv. 0227
N. Catalogo A217


Provenienza

Esposizioni

Bibliografia

Alla forza dei risalti cromatici che in primo piano definiscono le sagome del soldato, del barrocciaio, e quelle, perentoriamente poste di traverso, dell’asino e dei muli con le loro coperte rosse, fanno da contrappunto le «delicatissime tonalità sfumate» del fondo dove i toni bruniti della vegetazione si stemperano sul cielo lattiginoso. 

 

Allievo di Giuseppe Bezzuoli all’Accademia di Belle Arti di Firenze e frequentatore del Caffè Michelangiolo sulle cui pareti, nel 1853, dipinse un Trovatore, nel 1860 Giovanni Fattori vinse il Concorso Ricasoli con Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta, vittoria che determinò il definitivo abbandono da parte dell’artista dei soggetti storico-letterari di ascendenza romantica. Risalgono a quell’epoca le tavolette di temi militari risolte secondo i criteri di sintesi cromatica e luminosa messi a punto dai Macchiaioli, metodo di cui egli elaborò personalissime interpretazioni volte a costruire composizioni geometricamente perfette e al medesimo tempo intessute del sentimento del vero. Tornato a vivere a Livorno, lavorò in operosa solitudine applicandosi al ritratto e al paesaggio; nacquero allora capolavori quali il Ritratto della prima moglie e Acquaiole livornesi, per non dire della Rotonda dei bagni Palmieri, esemplificativi della raggiunta maturità del linguaggio pittorico di Fattori, adesso assolutamente adeguato a esprimere le possibilità emozionali del soggetto grazie alla qualità eletta della forma. La sua capacità di creare intrinseche analogie fra la soluzione formale e il tema narrato gli permise di infondere verità e forza epica alle vite degli umili, fossero soldati, contadini, pescatori, divenute col tempo abituali protagoniste dei suoi quadri che dagli anni settanta vennero inviati alle esposizioni internazionali, da Vienna (1873), a Londra (1875), a Filadelfia (1876). Nel 1881 fu la volta di Milano dove Fattori presentò Viale Principe Amedeo a Firenze, e nel 1887 di Venezia ove figurarono le opere ispirate dal rude mondo dei butteri maremmani, «scoperto» nel 1882 grazie all’ospitalità del principe Corsini. Da allora Fattori si applicò con sempre maggior passione all’acquaforte, ottenendo risultati eccellenti che gli fruttarono la medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Parigi nel 1900. Seppure anziano, l’artista continuò a lavorare con l’entusiasmo che ne aveva da sempre spronato la ricerca. 

Il soggetto di vita urbana affrontato dal pittore nel Viale Principe Amedeo divenne motivo di studi approfonditi fra il 1880 e il 1882; sono dipinti di piccole dimensioni raffiguranti scorci cittadini animati dalla presenza occasionale di uomini, animali, carretti, che passano o sostano, indifferenti a quanto li circonda, anche quando, come in Sosta alle Cascine, l’assetto della via nata al posto delle mura abbattute ha stravolto la misura antica di Firenze. 

Nella verticalità del supporto, la prospettiva a cannocchiale, ribadita dal filare d’alberelli ancora giovani, esaspera la sensazione di trafficato disordine della strada fiancheggiata da un lato dai moderni palazzi neorinascimentali. Alla forza dei risalti cromatici che in primo piano definiscono le sagome del soldato, del barrocciaio, e quelle, perentoriamente poste di traverso, dell’asino e dei muli con le loro coperte rosse, fanno da contrappunto le «delicatissime tonalità sfumate» del fondo dove i toni bruniti della vegetazione si stemperano sul cielo lattiginoso1

A proposito delle doti pittoriche ed emozionali del dipinto nel quale la notazione del vero s’intesse di malcelata malinconia, Raffaele Monti notava come in esso, pur essendo ancora presente la «netta semplicità delle partiture» consona alle opere del decennio precedente, vi fosse «una capacità quasi inedita di restituire, con il cambiare delle coloriture, i sensi di un’umanità di giornaliero squallore»2. Un segnale dell’evolvere della ricerca di Fattori, dunque, che certamente contribuì a valorizzare il quadro agli occhi d’intenditori raffinati quali Emanuele Rosselli e Mario Taragoni, delle cui raccolte esso fece parte. 

Silvestra Bietoletti 

 

1 P. D’Ancona, Raccolta Emanuele Rosselli di Viareggio, in Galleria Pesaro, Milano, Raccolta Emanuele Rosselli, marzo 1931, p. 8. 

2 Monti 2002, p. 113.