Senza titolo

Pierre Fernandez Arman (attribuito)

1984 (?)
Bronzo
98 x 49 cm
Anno di acquisizione 1993?


Inv. 0067
N. Catalogo A59


«A un certo punto, mi sono ritrovato con degli oggetti che usavo per le Allures e mi è venuta quest’idea: utilizzo gli oggetti come medium, perché non utilizzare gli oggetti stessi?». 

 

Nella scultura in bronzo attribuita ad Arman, alcuni violini scomposti nello spazio assecondano un moto rotatorio ascensionale: le casse armoniche tagliate, gli archetti, i manici, i ricci e i piroli rivestiti di patine colorate, che simulano mimeticamente differenti materiali, si librano sospesi, tenuti insieme da saldature visibili. Costituiscono un’accumulazione di pochi, ripetuti elementi secondo un sistema formale nel quale si riconosce una precisa eco cubista, cui rimandano, oltre che il soggetto stesso, la moltiplicazione delle sagome e la particolare scansione ritmica, in una scoperta appropriazione che Arman estende anche ad altri movimenti artistici. Sebbene si tratti di un lavoro tridimensionale, il punto di vista privilegiato rivela una concezione bidimensionale propria della visione pittorica, soggiacente a molte delle sue opere. La disposizione dei pezzi è identica, a eccezione di pochi dettagli, a quella dell’opera Evolution del 1984, rivestita di una patina dorata uniforme, tipicamente realizzata dall’artista. 

Arman impiega i violini fin dal 1961, i primi nelle serie colères, coupes e accumulations. Tra gli artisti firmatari del manifesto del Nouveau réalisme il 27 ottobre 1960, con Dufrêne, Hains, Klein, Raisse, Spoerri, Tinguely, Villeglé e il critico Pierre Restany, Arman realizza le prime accumulations nel 1959 e nel 1960 scrive il testo Réalisme des accumulations, pubblicato tre anni più tardi. Di quella fondamentale invenzione, ricorda: «A un certo punto, mi sono ritrovato con degli oggetti che usavo per le Allures e mi è venuta quest’idea: utilizzo gli oggetti come medium, perché non utilizzare gli oggetti stessi?»1. Sono sempre gli oggetti reali, infatti, a essere inclusi nelle opere, finché, quasi due decenni dopo, Arman non adotta la tecnica che gli consente di usare nuove soluzioni formali e di collocare sculture anche monumentali negli ambienti esterni. L’ideazione della prima opera in bronzo, un violino, è connessa all’esigenza di moltiplicazione e serialità: 

«Diego Strasser e Sarenco [...] sono venuti a trovarmi per fare un multiplo. Ho fatto un violino tagliato in due che è stato colato in bronzo nel 1978. [...] Ho rapidamente compreso le possibilità; se rompevo un violoncello, dovevo, per farlo stare in piedi, mettere i pezzi nella plastica o fissarli con delle viti. Se lo traspongo in bronzo, i pezzi restano liberi nello spazio e rimangono in piedi. [...] Inoltre, il bronzo aveva il vantaggio di potere essere moltiplicato»2

Alla fine degli anni settanta, dunque, Arman impiega largamente il bronzo in accumulazioni di oggetti e utensili. Nella prima metà degli anni ottanta si contano numerose sculture in bronzo che riproducono strumenti musicali, in particolare a corda, e ancor più numerosi multipli. Sono esposti in spazi pubblici e privati, lungo un periodo che segna grandi riconoscimenti per l’artista in Francia e all’estero. Tra le opere più celebri, l’accumulazione di chitarre in bronzo A ma jolie (1982) è un dichiarato omaggio a Picasso: conservata presso il Museo Picasso di Antibes dal 1983, testimonia della retrospettiva di Arman con accumulazioni di strumenti musicali ospitata dal museo proprio quell’anno. È lecito ipotizzare che Francesco Federico Cerruti, abituato a trascorrere la villeggiatura nella sua casa di Mentone, avesse visto la mostra di Antibes nel 1983, o che ne fosse perlomeno a conoscenza, e si fosse pertanto interessato all’acquisto di un’opera di Arman a quell’epoca3; inoltre a Nizza, nel 1982, si era tenuta presso la Galerie des Ponchettes l’esposizione Les Nouveaux Réalistes. L’attenzione di Cerruti verso il Nouveau réalisme, tuttavia, è rimasta circoscritta, e la sua collezione non annovera altri artisti di questo movimento. 

Valeria D’Urso

 

1 «À un moment donné, je me suis trouvé avec des objets que j’employais pour les Allures, m’est venue cette idée: j’emploie les objets comme médium, pourquoi ne pas employer les objets eux-mêmes?» (A. Jouffroy, intervista con Arman, in «L’OEil», n. 125, 1965, trad. dell’autrice).

2 «Diego Strasser et Sarenco [...] sont venus me voir pour faire un multiple. J’ai fait un violon coupé en deux qui a été coulé dans le bronze en 1978. [...] J’ai rapidement compris les possibilités; si je cassais un violoncelle, je devais, pour le faire tenir debout, mettre les débris dans du plastique ou les fixer avec des vis. Si je le transpose en bronze, les morceaux restent libres dans l’espace et tiennent debout. [...] De plus, le bronze avait l’avantage de pouvoir être multiplié» (Arman, Mémoires accumulées. Entretiens avec Otto Hahn, Parigi 1992, p. 220, trad. dell’autrice).

3 Annalisa Ferrari, segretaria di Cerruti, ricorda che la scultura attribuita ad Arman è presente in collezione dalla prima metà degli anni ottanta.