Sacra Famiglia con san Giovannino
Domenico Zampieri, detto il Domenichino
1605 c.
Olio su rame
49 x 37 cm
Anno di acquisizione 1991
Inv. 0023
N. Catalogo A22
Provenienza
Esposizioni
Bibliografia
Il ritmo ben calibrato della composizione è ravvivato dall’invenzione scenica dell’angelo in alto a destra, colto nell’atto di scostare dal proscenio un pesante tendaggio, in modo da consentire all’osservatore di contemplare il mistero che si svolge davanti ai suoi occhi.
Il dipinto fu acquisito negli anni novanta presso la Galleria Scardeoni di Lugano. Eseguito a olio su un supporto in rame appoggiato su una tavola di controfondo, presenta uno stato di conservazione soddisfacente, che permette di apprezzarne la gamma cromatica dalle tonalità smaglianti e l’estrema accuratezza di esecuzione.
L’incontro tra san Giovannino e il piccolo Gesù è ambientato sullo sfondo di un paesaggio boscoso, chiuso sulla destra dalle rovine di un edificio antico, di cui si intravede la base di una colonna. Maria ha interrotto la lettura del libro di preghiere per vigilare con premura i gesti del figlio, mentre Giuseppe assiste pensieroso alla scena. Il ritmo ben calibrato della composizione è ravvivato dall’invenzione scenica dell’angelo in alto a destra, colto nell’atto di scostare dal proscenio un pesante tendaggio, in modo da consentire all’osservatore di contemplare il mistero che si svolge davanti ai suoi occhi.
La Sacra Famiglia con san Giovannino fu resa nota da Stephen Pepper nel 1985, quando ancora si trovava presso Silvano Lodi. Non si conoscono le vicende precedenti dell’opera, che risulta provenire da una non specificata collezione genovese1. Al momento della pubblicazione Pepper la attribuì senza esitazioni a Domenichino, forte anche del parere favorevole di Denis Mahon2. Nel 1987, in occasione dell’esposizione a Londra presso Harari and Johns, lo studioso ne ribadiva l’assegnazione al pittore bolognese, segnalando il consenso di Federico Zeri e, parallelamente, il giudizio negativo di Richard Spear, autore del catalogo ragionato di Domenichino. Dieci anni dopo, in occasione del prestito dell’opera alla mostra sul pittore bolognese svoltasi presso i Musei Capitolini di Roma, Pepper poteva dar conto di un’accettazione quasi del tutto unanime della sua proposta attributiva e argomentarne nuovamente le motivazioni, fondate sul riconoscimento del linguaggio giovanile di Domenichino nella peculiare commistione di suggestioni stilistiche tratte da Annibale Carracci e Francesco Albani che informa il linguaggio di questo raffinato dipinto su rame. Giunto a Roma nel 1602, Domenichino si inserisce nel gruppo dei giovani pittori bolognesi che affiancano Annibale Carracci, stringendo forti rapporti di amicizia con Albani e affermandosi in poco tempo come uno dei principali collaboratori del maestro, che gli affida anche l’esecuzione di alcuni affreschi in Palazzo Farnese. Nel corso del primo decennio del Seicento il linguaggio di Domenichino dipende fortemente dallo stile di Annibale, come mostra in modo eloquente anche il dipinto su rame della Collezione Cerruti nella scelta dell’ambientazione e della distribuzione delle figure, compreso l’angelo con la tenda, vicino per spirito agli affreschi Farnese, così come della vivezza cromatica e della regia degli affetti.
In maniera convincente Pepper accosta il dipinto a una tela dello Zampieri del 1605 circa raffigurante la Madonna con Gesù Bambino e san Giovannino (Parigi, Museé du Louvre), copia di una composizione di Annibale conservata ad Hampton Court, il cosiddetto Silenzio3. Nella tela parigina ritroviamo una Vergine e due bambini dalle fattezze quasi sovrapponibili a quelle dei protagonisti del nostro rame e molto vicina appare anche la resa volumetrica addolcita delle figure, prive della solidità un po’ greve delle primissime opere di Domenichino e parimenti distante dalla saldezza monumentale, quasi scultorea, dei dipinti eseguiti dalla fine del primo decennio, come gli affreschi dell’abbazia di Grottaferrata o il rame con Cristo che cade sotto la croce del Paul Getty Museum di Los Angeles (1610 c.). A Domenichino rimanda anche un’altra caratteristica, finora non sottolineata, che si osserva nel rame Cerruti, vale a dire la restituzione degli affetti un poco controllata rispetto all’intimità domestica e all’affettuosa tenerezza tramesse dalle invenzioni sul tema della Sacra famiglia di Annibale Carracci, sia grafiche che pittoriche, tenute a modello da Zampieri nell’elaborazione del suo dipinto. Sempre a Pepper si deve la segnalazione presso il Teylers Museum di Haarlem di un disegno preparatorio per la Sacra Famiglia della Collezione Cerruti, in cui l’artista studia diverse posizioni per il volto della Vergine e per l’incontro tra i due bambini, ipotizzando di collocare il piccolo Gesù in grembo alla madre4 (fig. 1).
Paolo Vanoli
1 Pepper 1996, p. 77.
2 Pepper 1985, pp. 518-519, fig. 4.
3 S. Pepper, in Roma 1996-1997.
4 Pepper 1987; S. Pepper, in Roma 1996-1997.
Fig. 1. Domenichino, disegno preparatorio per la Sacra Famiglia. Haarlem (Paesi Bassi), Teylers Museum.

