Paesaggio a Edimburgo (Bruntsfield Links – Edinburgh)

Telemaco Signorini

1880-1881 c.
Olio su cartone applicato su tavola
13 x 21,5 cm
Anno di acquisizione ante 1983


Inv. 0217
N. Catalogo A207


Provenienza

Bibliografia

«[...] La pennellata nella sua necessità di addensarsi per tramitare il senso “spesso” dell’atmosfera non si dettaglia e non descrive; appunta gli elementi emergenti di una visione bassa, uniforme, quasi modulata, ma continuamente ravvivata da grumi attivi di una coloritura sapientissima.»

 

Figlio di uno stimato vedutista della Firenze granducale, Signorini seguì le orme paterne affermandosi all’inizio degli anni sessanta con soggetti di vita contemporanea. A quella data egli aveva già messo a punto il linguaggio innovativo della pittura macchiaiola, che ricomponeva tramite precise sintesi di colore e di luce la realtà naturale, metodo che egli condivise con i giovani artisti frequentatori del fiorentino Caffè Michelangiolo. Propugnatore d’idee oltre che di maniere artistiche, espose le sue concezioni volte a ribadire l’autonomia dell’arte e la superiorità della pittura di paesaggio e di vita moderna su riviste e giornali, fra i quali «Il Gazzettino delle Arti del Disegno» fondato da Diego Martelli nel 1867, di cui fu assiduo collaboratore. L’indole inquieta e una spiccata curiosità intellettuale gli furono di sprone a ricercare costantemente nuove maniere espressive adeguate a interpretare le aspirazioni e gli affanni della società contemporanea. Dal 1873 cominciò a intraprendere con sempre più frequenza viaggi, soprattutto in Francia e in Gran Bretagna, che gli consentirono confronti e aggiornamenti con le esperienze figurative europee. Dagli anni ottanta, il desiderio di sperimentare nuove possibilità visive lo indusse a una serie di spostamenti che si fece quasi frenetica; ai soggiorni a Parigi, Londra, Edimburgo, si alternarono da allora quelli a Settignano, a Pietramala, all’isola d’Elba, a Riomaggiore, sull’Amiata, in una sorta di continuo paragone fra la vivacità congestionata della città moderna e il metro lento eppur palpitante di vita di luoghi non toccati dal progresso. Pittoricamente, il suo interesse principale era rivolto alla soluzione della veduta urbana più o meno animata di cui dette interpretazioni che si connotano per la sapienza compositiva e la forza cromatica con cui vengono trattati gli edifici, gli oggetti e le persone fortemente caratterizzate da forzature fisiognomiche. 

Intenzionato a sperimentare nuove maniere figurative, Signorini s’impegnò a risolvere la scena di vita cittadina secondo inusitate partiture tali da suggerire la sensazione di visione immediata del «vero», confrontandosi con sempre nuove realtà urbane e sociali; le sue ricerche lo spronarono a conoscere la Scozia dove si recò nel 1880 e nel 1881, attratto dall’atmosfera di Edimburgo di cui dette interpretazioni straordinariamente attinenti alla «realtà» del luogo, dalla vitalità delle strade della città vecchia, alla confusione del porto di Leith, all’eleganza di Princess Street e al neogotico monumento a Walter Scott. Nella mattinata di domenica 10 luglio 1881, Signorini, che si trovava a Edimburgo da una decina di giorni, eseguì «un disegnino a Bruntsfield Links»1, forse poi utilizzato per trarne la veduta di quell’ameno luogo caratterizzato dai vasti prati che si estendono a lambire le architetture, di cui dette due versioni pressoché uguali anche nelle misure; simili l’ampiezza del campo visivo che comprende una vasta porzione di cielo, e la chiarità dell’aria a cui è intonata una tavolozza di verdi pallidi, di grigi sfumati. 

Nella versione della raccolta Cerruti, però, la presenza in primo piano di due transenne in ferro, una sorta di vecchio cancello spalancato che sembra invitare alla contemplazione della veduta, riconduce la visione in uno spazio prospettico commensurabile, e ne stabilisce la compiutezza espressiva. «L’immagine che ne risulta», scrive Raffaele Monti, possiede un calibro mai ripetuto «nella intera attività del pittore; la pennellata nella sua necessità di addensarsi per tramitare il senso “spesso” dell’atmosfera non si dettaglia e non descrive; appunta gli elementi emergenti di una visione bassa, uniforme, quasi modulata, ma continuamente ravvivata da grumi attivi di una coloritura sapientissima»2. Il dipinto, rimasto nello studio dell’artista, e passato in eredità al fratello di questi, fu poi messo in vendita dal nipote Enrico. Passato in asta alla Finarte di Milano alla fine del nono decennio del Novecento, entrò a far parte della Collezione Cerruti. 

Silvestra Bietoletti 

 

1 A. M. Fortuna, Notes dei viaggi a Londra e a Parigi, in Bacci 1969, p. 185. 

2 Monti 1985, p. 147.