Natura morta con violino, libri e frutta su un tavolo
Evaristo Baschenis
1650 c.
Olio su tela
55 x 69,3 cm
74 x 87,5 x 5,5 cm
Anno di acquisizione ante 1983
N. Catalogo A28
Inv. 0031
Provenienza
Esposizioni
Bibliografia
L’artista divenuto autonomo sceglie di imperniare la sua produzione sul tema della natura morta, con una predilezione per le rappresentazioni di strumenti musicali e di interni di cucine.
Evaristo Baschenis nasce a Bergamo nel 1617 dal mercante Simone Baschenis e da Francesca Volpi e viene battezzato il 7 dicembre nella parrocchia di Sant’Alessandro in Colonna. La famiglia, proveniente da Averara, nell’alta Val Brembana, ha una solida tradizione artistica che influenza il giovane Evaristo nella scelta della futura professione. Il suo praticantato si svolge, tra il 1639 e il 1642, alla bottega di Gian Giacomo Barbelli che si impegna, secondo il patto di garzonato, «a darli la comodità del dormire in una stanza e di insegnarli fedelmente la sua professione e arte et di far tutto quello che a simil sorte de patroni appartiene e spetta»1.
Baschenis segue il maestro cremasco nei cantieri decorativi attivi in Lombardia, a cui prendono parte anche artisti specializzati nella quadratura come Giovan Battista Azzola e Domenico Ghislandi. Al termine dell’alunnato il giovane si stabilisce a Bergamo e incassa l’eredità lasciatagli dal padre, morto durante la pestilenza del 1630, che gli consente di accedere nel settembre del 1643 alla dignità sacerdotale, da cui trarrà l’appellativo di «Prevarisco».
L’artista divenuto autonomo sceglie di imperniare la sua produzione sul tema della natura morta, con una predilezione per le rappresentazioni di strumenti musicali e di interni di cucine. Le sue studiate composizioni, scandite da rigorosi criteri prospettici, trovano precedenti nelle opere di artisti come Ambrogio Figino, Fede Galizia e Panfilo Nuvolone, senza ovviamente trascurare gli esempi provenienti dal Nord Europa, ben documentati nelle migliori raccolte dell’epoca. L’artista può aver trovato altre preziose fonti di ispirazione nelle virtuosistiche raffigurazioni delle tarsie lignee del XV-XVI secolo e nelle illustrazioni dei trattati di prospettiva2.
Baschenis si dimostra artista colto e aggiornato, in grado di instaurare un dialogo proficuo con committenti e artisti. Si ricordano a questo proposito i suoi rapporti con il pittore di battaglie Jacques Courtois, il Borgognone, con cui ha saputo condurre anche un vivace commercio di opere d’arte, facilitato dai frequenti viaggi di Evaristo tra Milano, Brescia, Venezia e Roma. La produzione del pittore incontra presto il favore dei collezionisti più raffinati che lo spingono a cimentarsi in costanti repliche e variazioni sul tema in particolare degli strumenti musicali; egli riesce tuttavia a far evolvere le sue rappresentazioni dall’assoluta sintesi cromatica e compositiva degli anni quaranta e cinquanta del Seicento, alle messe in scena più ricche e articolate del ventennio successivo.
La tela della Collezione Cerruti è particolarmente utile per delineare questo percorso, perché grazie al suo estremo schematismo può essere considerata come il primo esemplare di una serie di cui si conoscono almeno altre tre varianti autografe e cronologicamente successive, una appartenuta al conte Paolo Lupi e venduta nel 1912 alla Pinacoteca di Brera, una conservata in Palazzo Pisani Moretta a Venezia e l’ultima in collezione privata torinese, che si caratterizzano per l’aggiunta di un sontuoso tendaggio sul fondo3. Si segnalano infine una replica di bottega in collezione privata bergamasca, con l’aggiunta a sinistra di un candelabro, e un’altra del tutto simile alla versione Cerruti venduta in asta Bukowskis a Stoccolma il 3 giugno 20144.
[Simone Mattiello]
1 De Pascale, Ferrari 2017, p. 6.
2 Rosci 1971, pp. 34-36.
3 E. De Pascale, cat. 8, in Bergamo 1996-1997, pp. 150-151.
4 Bukowskis, Stoccolma, Classic Sale n. 580, 2-5 giugno 2014 (lot. 834).