Natura morta
Enrico Prampolini
1917
Olio su tessuto di lana
58 x 50 cm
Anno di acquisizione 1996-2003 c.
Inv. 0165
N. Catalogo A158
Provenienza
Esposizioni
Bibliografia
L’attenzione verso i materiali tessili o non convenzionali deriva in questi anni dalla sua parallela attività in campo decorativo e trova conferma in altre opere del periodo.
Attivo sin da giovane come disegnatore e critico su innumerevoli riviste artistiche nazionali, Enrico Prampolini aderisce al Futurismo nel 1913, dopo aver visitato (e recensito) la «I Esposizione di pittura futurista» allestita al ridotto del Teatro Costanzi di Roma. Una conversione precoce, che rappresenta l’abbrivio di un percorso artistico e organizzativo intenso, sviluppato molto spesso in dialogo con i principali movimenti d’avanguardia europea, che lo vedrà figurare tra i maggiori protagonisti del movimento marinettiano, soprattutto a partire dall’inizio degli anni venti. Il dipinto, che raffigura la scomposizione di una bottiglia con frutti e scodelle, è uno dei rari esempi di nature morte realizzate da Prampolini durante la sua prima fase futurista. Una stagione (collocabile tra il 1914 e il 1920), che si inscrive in un periodo di forte crescita espressiva per l’artista, della quale permangono però oggi limitate testimonianze pittoriche. Concepita secondo un linguaggio che si rifà al dinamismo plastico sviluppato da Umberto Boccioni, Natura morta è realizzata mentre Prampolini sta contestualmente sperimentando una pittura più sintetica e astratta, determinata dalla sua vicinanza con l’ambiente futurista romano (in particolare con i pittori Giacomo Balla e Fortunato Depero).
Realizzata nel 1917, l’opera viene esposta nel maggio dell’anno seguente alla «Mostra d’arte indipendente pro Croce Rossa» di Roma, ordinata dallo stesso Prampolini nei locali della Galleria L’Epoca, riunendo compagini di artisti molto differenti tra loro, afferenti tanto al fronte futurista che al contesto delle ricerche metafisiche. Oltre che dal catalogo (che restituisce unicamente l’indicazione del titolo), la presenza di Natura morta è confermata da una riproduzione apparsa sul quotidiano romano «Il Fronte interno», pubblicata a margine di una recensione di Guido Calderini particolarmente positiva nei confronti dell’artista1. L’opera viene molto probabilmente ripresentata alla mostra «La pittura d’avanguardia italiana», inaugurata alcuni mesi più tardi a Viareggio. Un’occasione, coordinata sempre da Prampolini, che si configura come una replica della precedente rassegna romana, incrementata ulteriormente nel numero di opere2.
L’ammirazione e l’interesse per l’arte di Boccioni (morto prematuramente nel 1916), dichiarata da Prampolini in più occasioni, trova riscontro in alcuni aspetti, sia contenutistici sia formali, avvertibili nell’opera in esame. Natura morta, oltre a collocarsi nel solco delle ricerche boccioniane sul dinamismo plastico, ripresenta in pittura il motivo e gli effetti sintetici dello Sviluppo di una bottiglia nello spazio, scultura realizzata da Boccioni nel 1912. Una lucida riproposizione, che trova fondamento nella stessa attività critica e negli interessi attivi in quegli anni per Prampolini: la visita alla mostra di sculture di Boccioni, organizzata alla Galleria Futurista di Roma nel 1913, viene vissuta dall’artista come una vera e propria rivelazione e restituita in una lunga recensione illustrata, introdotta proprio dalla riproduzione in bianco e nero della citata scultura boccioniana (fig. 1)3. Non dev’essere poi un caso che Prampolini scelga proprio Natura morta per comparire nel 1922 (ormai fuori tempo massimo rispetto alle sue contemporanee ricerche) alla «I Esposizione futurista» di Macerata, organizzata nel capoluogo marchigiano dal pittore Ivo Pannaggi. Una rassegna che, oltre a riaffermare la centralità di Prampolini nelle fila ufficiali del movimento, sostiene una linea transgenerazionale del Futurismo, celebrando in particolare la figura di Boccioni attraverso la presenza in mostra della sua Donna al caffè del 1912-1914. Un dialogo tra le due opere, esposte nella medesima sala4, probabilmente voluto e ricercato da Prampolini, utile a ricollocare la sua esperienza pittorica nella scia delle ricerche seminali dei futuristi maggiori.
Fig. 1. La scultura Sviluppo di una bottiglia nello spazio di Umberto Boccioni, 1912, riprodotta nell’articolo di Prampolini Scultura futurista alla Prima Esposizione Italiana in Roma, in «L’Artista moderno», 25 gennaio 1914.
A prescindere degli aspetti stilistici, l’opera richiama oltremodo l’attenzione su questioni più spiccatamente materiali. Per realizzare Natura morta, Prampolini sceglie infatti di dipingere su una tela di lana dalla trama piuttosto grossolana (verosimilmente una coperta o forse un comune tessuto d’arredo, fig. 2), trattata preventivamente con un’imprimitura collosa, finalizzata a conferire maggiore solidità al supporto. L’attenzione verso i materiali tessili o non convenzionali deriva in questi anni dalla sua parallela attività in campo decorativo e trova conferma in altre opere del periodo5. La ricerca polimaterica, d’altronde, rappresenterà un ambito di indagine ricorrente lungo tutto il suo percorso di artista: dall’esperienza futurista sino agli esiti informali più estremi degli anni cinquanta.
Alessandro Botta
1 Calderini G. 1918. Il dipinto qui indagato è definito come una «natura morta di colorito forte e sano».
2 In assenza di catalogo, le parole di Filippo de Pisis (autore di una conferenza tenuta in occasione della mostra e pubblicata in seguito) permettono di ricostruire le presenze degli artisti e fornire indicazioni rispetto ai lavori esposti. Parlando del «complesso di opere» presentate da Prampolini, de Pisis non dimentica di citare le «nature morte di vario genere» esposte dall’artista, rendendo dunque plausibile l’identificazione del dipinto nella mostra di Viareggio (De Pisis 1919, pp. 17-18).
3 Prampolini 1914, p. 33. Rispetto alle influenze della scultura di Boccioni nei lavori di Prampolini si veda Pfister 1940, p. 11.
4 La presenza contestuale dei due dipinti è testimoniata da una fotografia della sala in Macerata 1995, p. 153.
5 Sempre alla «Mostra d’arte indipendente» di Roma del 1918, insieme a Natura morta, Prampolini presentava un lavoro tessile «Specialmente [...] degno di nota», ricordato nelle cronache come «un quadro decorativo in seta e velluto» (La mostra d’arte degli indipendenti 1918).
Fig. 2. Verso dell’opera che mostra il materiale tessile usato per creare il supporto del dipinto.


