Madonna con il Bambino e un Angelo che presenta san Giovanni Battista

Francesco Raibolini, detto il Francia

1505
Olio su tavola
58,8 × 49,4 cm (con cornice: 80,5 × 92,2 × 7 cm)
80,5 × 92,2 × 7 cm
Anno di acquisizione 1989


N. Catalogo A30
Inv. 0034


Provenienza

Esposizioni

Bibliografia

La composizione è legata da un gioco di sguardi teneri e malinconici, che coinvolgono lo spettatore nella scena e allo stesso tempo prefigurano il destino di passione di Gesù.

 

 

Il dipinto raffigura la Vergine secondo un’iconografia tradizionale, abbigliata di rosso con il manto blu, colta nell’atto di presentare al riguardante Gesù bambino benedicente; accanto a lei un piccolo san Giovanni, riconoscibile dalla tunica e dall’asta sormontata dalla croce, viene sorretto da un angelo mentre scavalca una balaustra per indicare Cristo. La composizione è legata da un gioco di sguardi teneri e malinconici, che coinvolgono lo spettatore nella scena e allo stesso tempo prefigurano il destino di passione di Gesù. Alle spalle delle figure si intravede un paesaggio agreste, che si apre a perdita d’occhio fino alle montagne azzurre sullo sfondo. La tavola è nota alla critica come opera di Francesco Francia fin dall’Ottocento, quando apparteneva a una delle più importanti quadrerie private dell’epoca, quella iniziata a Parigi dal conte e banchiere svizzero James-Alexandre de Pourtalès e poi ampliata da suo figlio Edmond. Nell’articolo dedicato alle opere italiane della Collezione Pourtalès da Émile Galichon nel 1865 sono elencati due dipinti attribuiti al Raibolini, una Madonna con il Bambino e san Giuseppe e la Madonna oggi in  collezione Cerruti, di cui è menzionata una non meglio specificata provenienza spagnola1.

La tavola si trovava ancora presso gli eredi del conte all’inizio del Novecento, quando fu ricordata da Adolfo Venturi in una nota della sua Storia dell’arte italiana2. In seguito venne acquistata dal magnate americano Clarence Mackay, nella cui collezione ebbe modo di studiarla Valentiner3. L’opera transitò nuovamente sul mercato antiquario negli anni sessanta e settanta del Novecento, poi nel 1976 fu acquisita dal Chrysler Museum di Norfolk per essere rivenduta all’asta nel 19894. Sembra risalire agli inizi del XX secolo la sontuosa cornice in stile neorinascimentale con cui il dipinto è giunto in Collezione Cerruti, sostituita del ragioniere con una meno imponente; essa  presenta una decorazione a grottesche con draghi, cherubini, stemmi e candelabre e conserva sul retro un’etichetta del Chrysler Museum.

Passaggi di proprietà antichi sono  testimoniati dalla presenza di alcuni sigilli in ceralacca sul retro della tavola, oggi purtroppo illeggibili, così come non è più visibile, a causa di una parquettatura moderna, il simbolo inciso sul retro della tavola raffigurante un cerchio sormontato da una croce e contenente le lettere «I.O.E», ancora da decifrare5. Secondo Emilio Negro e Nicoletta Roio l’opera va inserita nella produzione matura del Francia, sulla metà del primo decennio del Cinquecento, collocandosi così stilisticamente tra il San Sebastiano già segnalato nella collezione del duca Fernan Nuñez a Madrid, i cui delicati tratti somatici sono strettamente confrontabili con quelli dell’angelo della tavola Cerruti, e gli affreschi dell’Oratorio di Santa Cecilia di Bologna. Il dipinto testimonia, oltre alla conoscenza della contemporanea produzione artistica toscana, un’apertura verso la pittura veneta e quella fiamminga, come suggerito dal sapore nordico del paesaggio sullo sfondo e della resa preziosa e accurata dei tessuti e dei gioielli, un gusto che ben si accorda con la formazione da orefice del Raibolini. Nel 1505 gli Anziani di Bologna commissionarono all’artista l’affresco con la Vergine che protegge la città, anche noto come Madonna del terremoto, per la Sala d’Ercole del Palazzo Comunale; negli stessi anni si moltiplicarono le opere di devozione privata a soggetto mariano prodotte dalla bottega del Francia, anche grazie alla collaborazione dei figli Giacomo e Giulio, entrambi orafi e pittori come il padre, che ripresero e replicarono frequentemente i suoi modelli. L’alta qualità della tavola Cerruti ha però indotto gli studiosi a classificarla come opera autografa del Francia6.

[Serena D’Italia]

 

 

1 Galichon 1865, pp. 16, 17.

2 Venturi 1914, vol. VII, p. 952, nota 1.

3 Valentiner 1925, p. 345, ill. p. 342; Id. 1926, n. 8, fig. 7.

4 Harrison 1987, p. 3, n. 5; Sotheby’s, New York, The Estate of Walter P. Chrysler, Jr. Old Master and 19th Century Paintings, 1° giugno 1989 (lot. 7).

5 Negro, Roio 1998, cat. 112, p. 219; sulla fortuna critica e collezionistica dell’artista e della sua bottega si veda inoltre nello stesso volume E. Negro, La fortuna dei Francia, pp. 61-67.

6 Negro, Roio 1998, cat. 112, p. 219; cat. 29, p. 158, per l’affresco della Madonna del terremoto.