Madonna con bambino

Marco d’Oggiono

1516 c.
olio su tavola
49 x 41 cm (senza cornice); 86x 75,2 x 10 cm (con cornice)
Anno di acquisizione 2006 (proprietà SCS)


N. Catalogo A36
Inv. 0044


Provenienza

La tavola rappresenta Maria mentre sorregge Gesù. I volti si sfiorano in un gesto intimo e dolcissimo. 

 

 

Si ignorano il committente e l’originaria collocazione di quest’opera del milanese Marco d’Oggiono, tra i principali interpreti della stagione che in Lombardia risente del magistero di Leonardo (a Milano tra 1483 e 1499 e dal 1506 al 1513). 

L’opera è ricordata in un inventario anonimo (1818) della quadreria Imperiale-Lercari, allestita nel palazzo di famiglia a Genova1. Non si conosce il momento preciso in cui questa entra nella collezione costituita da Franco Lercari nel secondo Cinquecento e successivamente arricchitasi grazie agli eredi, in particolare Francesco Maria e Luigi Antonio2. Alla morte di quest’ultimo (1822) gli Imperiale-Lercari si estinsero e i loro beni vennero ereditati dai Coccapani, modenesi (Maria Luigia Imperiale-Lercari fu l’ultima discendente della famiglia, confluita quindi, per via matrimoniale, nella casata emiliana). Dei Coccapani Luigi Maria fu l’ultimo a risiedere in Liguria, e con i suoi eredi i beni di famiglia tornarono in massima parte a Modena3. Qui Otto Mündler vede l’opera nel 1858, ne riporta l’attribuzione a Gaudenzio ma la riconosce come «leonardesque in stile»4. Estinti anche i Coccapani, i relativi beni passarono ai Pignatti di Morano (Maria Bradamante-Coccapani-Imperiali è l’ultima erede della famiglia e sposerà Girolamo Pignatti di Morano, anch’egli modenese), presso i quali molti dipinti rimasero fino al 1966, quando vari beni già Imperiale-Lercari vennero immessi sul mercato. Per la nostra Madonna si registra un passaggio all’asta della Finarte a Milano nel 20005, nel 2001 è attestata a Parigi nella galleria di Giovanni Sarti6 e successivamente acquistata da Cerruti nel 2006. 

La tavola rappresenta Maria mentre sorregge Gesù. I volti si sfiorano in un gesto intimo e dolcissimo. Le figure emergono da un uniforme sfondo nero, al candore dell’incarnato del Bambino si contrappongono le tinte calde dell’abito di Maria. Il rosso della tunica e l’arancio del manto sono interrotti dal verde-acqua dei soppanni. Maria indossa un velo trasparente, impreziosito di sottili bagliori dorati che fingono dei ricami. La composizione generale del dipinto, a cui sottostà un disegno preparatorio che mostra leggere modifiche rispetto al definitivo7, deve molto alla Madonna Litta dell’Ermitage (1490 c., inv. ГЭ-249), realizzata con buona probabilità da Boltraffio su invenzione di Leonardo, alla cui qualità la nostra opera rimanda in certi particolari. 

L’invenzione ha una grande fortuna nella bottega del d’Oggiono, il che fa sospettare una destinazione d’alto rango, ma tra gli esemplari conosciuti questo è l’unico certamente autografo per la qualità che lo sostiene. Derivano infatti dalla Madonna Cerruti (e non dalla più volte citata, per quanto simile, Madonna Vonwiller di Brera, Reg. Cron. 55528), e redazioni dell’Ambrosiana (inv. 980) e del Castello Sforzesco (inv. 278) di Milano, a cui vanno aggiunte quelle del Museo di Castelvecchio di Verona (inv. 5200-1B823), una d’ubicazione ignota (già a Londra, vendita O’Hagan, 19229) e altre due segnalate in una collezione privata emiliana (già Collezione Galeazzi, Roma) e sul mercato antiquario lombardo (nel gennaio 1981). Le foto sono conservate nell’archivio Zeri a Bologna (invv. 32763, 33819). L’opera, secondo quanto da ultimo ha indicato Alessandro Ballarin10, va datata al 1516 circa, ovvero al tempo dei Tre Arcangeli (Brera, Reg. Cron. 447) già in Santa Marta a Milano. È questo un momento di nuova riflessione del pittore sull’opera di Leonardo, all’altezza del secondo soggiorno milanese del maestro toscano. 

[Jacopo Tanzi]

1 L’anonimo estensore della Descrizione della Città di Genova ricorda nel salotto di Palazzo Imperiale-Lercari: «la Madonna col Bambino di Gaudenzio De Ferrari, condiscepolo alla Scuola del Perugino col divin Raffaello, quadro bello, come se fosse di questo gran maestro, e comparabile con le opere più insigni di lui che ritrovinsi in Genova, fra’ quali a giudizio del cavalier Benvenuto, celeberrimo pittor vivente in Arezzo in Toscana sua patria, il più vivo quadro e l’unico di lode degno, come sincero e parto del primo artefice della pittura italiana, si è quello della Madonna col Bambino in un ottagono nel palazzo del marchese Francesco Cassano Serra nella salita a Castelletto». (Descrizione [1818] 1969, pp. 307-308). Il «Benvenuto» di Arezzo è evidentemente Pietro Benvenuti, pittore neoclassico, mentre non è possibile, al momento attuale, dire di più sulla Madonna col Bambinoottagonale (attribuita a Raffaello) menzionata nella raccolta di Francesco Cassano-Serra in Palazzo Grimaldi (cosiddetto delle «Meridiane») alla Salita del Castelletto a Genova. 

2 Si veda R. Santamaria, «Il tempo ha fatto gran distruzioni nei tesori del Lercaro», in Luca Cambiaso 2009, p. 129; Gardner1998, p. 238; G. Zanelli, La giornata di studi dedicata alle opere genovesi di Joos van Cleve: risultati e nuovi spunti di ricerca, in Simonetti 2003, p. 87, nota 27. 

3 Si vedano F. Asioli, Sull’Esposizione d’Arte Anti- ca apertasi..., in Atto 1875, pp. 20-21, 33, nota 14; F. Asioli, in Guida per le feste 1872, p. 58, n. 83; Montecchi 2017, pp. 44, 52. 

The Travel Diaries [1855-58] 1985, p. 253.

5 Finarte, Milano, Dipinti Antichi, 22 novembre 2000 (lot. 221), pp. 32-33.

Fonds d’or 2002, pp. 206-213. Si veda anche 40 years of Discoveries 2018, pp. 76-79.

7 Si veda A. Di Lorenzo, in Milano2019-2020a, p. 138.

8 Si veda Moro 1994, pp. 20-21, fig. 7.

9 Si vedano Brown 2003, p. 27; C. Geddo, in Pinacoteca Ambrosiana 2005, p. 200; Rama 2010, p. 438; Sedini1989, p. 152. 

10 Ballarin 2010, vol. I, p. 644; vol. III, p. 1038; vol. IV, fig. 515. Si veda anche C. Brouard, Marco d’Oggiono, in Allgemeines 2015, pp. 161-162.