L'oiseau s'enfuit vers l'azur

L’uccello fugge verso l’azzurro

Joan Miró

1952
Olio su tela
22,3 x 12,3 cm
Anno di acquisizione ante 1983


Inv. 0147
N. Catalogo A140


Provenienza

Esposizioni

Bibliografia

L’oiseau s’enfuit vers l’azur appartiene al nucleo dei dipinti di piccolo formato che «esprime in modo indiretto, una diffidenza nuova, o più viva, dell’artista per la pittura da cavalletto». 

 

La lunga vicenda creativa dell’artista catalano Joan Miró è caratterizzata da una serie di motivi formali ricorrenti, a partire dalle forme-personaggio che affiorano nelle opere del 1922- 1923 dopo l’incontro a Parigi con il Surrealismo. Miró inizia allora a esplorare in una maniera personale i processi della scrittura automatica attingendo una nuova libertà inventiva e fantastica, sempre in oscillazione tra figurazione e astrazione. 

In un incessante rinnovamento formale, incentrato su un ben definito universo linguistico, Miró, tra la fine degli anni quaranta e gli inizi degli anni cinquanta, alterna una ricerca più gestuale e istintuale a una più meditata e formalmente più costruita. Questa seconda via della ricerca si unisce, soprattutto negli anni tra il 1952 e il 1953, a un desiderio di sperimentare tecniche di riproduzione come l’incisione e la litografia che permettono, oltre a una più ampia diffusione e democratizzazione dell’arte, una maggiore semplificazione formale che si riverbera altresì nella coeva produzione pittorica. Tra il 1952 e il 1953 Miró dipinge in un unico slancio creativo circa 60 opere, di grande e piccolo formato, in parte esposte, nel corso del 1953, nelle mostre tenutesi alla Galleria Maeght di Parigi e alla Pierre Matisse Gallery di New York1

L’oiseau s’enfuit vers l’azur appartiene al nucleo dei dipinti di piccolo formato che «esprime in modo indiretto, una diffidenza nuova, o più viva, dell’artista per la pittura da cavalletto»2. Su un fondo chiaro, lavorato per sottrazione di materia pittorica, si staglia una composizione basata sull’utilizzo di campiture piatte di colori, rosso, verde, blu, giallo e nero. La tensione verticale della composizione accentua il collegamento che si istituisce tra la dimensione terrestre e il mondo intangibile, come evidenzia il titolo dell’opera. L’uccello, elemento centrale nella ricerca di Miró, si ricollega al mito del volo, alla dimensione magica e misteriosa, che mette in relazione terra e cielo. Nel connubio tra forma e personaggio si situa il campo operativo di Miró, in una dialettica tra astrazione e figurazione che riattiva il senso di una narrazione onirica, fantastica e giocosa. Il dipinto è legato alla storia espositiva torinese, in quanto fu presentato alla mostra «La pittura moderna straniera nelle collezioni private italiane» tenutasi alla Galleria Civica d’Arte Moderna nel 1961, tra le opere della Collezione Emilio Jesi cui allora apparteneva3

Lara Conte

 

1 Dupin 1963, p. 385.

2 Ibid., p. 386.

3 Torino 1961b, n. 76, ill.