Libro d'ore di Ippolita Maria Sforza (Officium Mortuor per le Ore di Ippolita Maria Sforza)
Antonio Sinibaldi e Attavante degli Attavanti
1480-1488 c.
ambito fiorentino
129 x 83 mm
Anno di acquisizione 1997
Legatura della prima metà
del xviii secolo in marocchino marrone con
doppio filetto dorato sui piatti; dorso a quattro
nervature, decorato da piccoli gigli dorati nei
compartimenti.
Firenze
N. Catalogo A617
Inv. 0693
Provenienza
Bibliografia
Libro d’Ore detto di Ippolita Maria Sforza, Firenze, 1480-1488 c.
Il volume, vergato in una elegantissima minuscola umanistica, costituisce un frammento del Libro d’Ore, ms. Varia 89 della Biblioteca Reale di Torino, eseguito per Ippolita Maria Sforza, duchessa di Calabria, e sottoscritto dal copista fiorentino Alessandro da Verrazzano.
Il volume, vergato in una elegantissima minuscola umanistica, costituisce un frammento del Libro d’Ore, ms. Varia 89 della Biblioteca Reale di Torino, eseguito per Ippolita Maria Sforza, duchessa di Calabria, e sottoscritto dal copista fiorentino Alessandro da Verrazzano1.
La decorazione del manoscritto è invece stata riconosciuta da tempo come opera giovanile di Attavante Attavanti, che fu uno dei miniatori più ricercati a Firenze a cavallo del XVI secolo, al punto da essere scelto nel 1503 per far parte di una commissione chiamata a decidere sulla collocazione del David di Michelangelo2. Nell’ambito della sua notevole produzione di codici miniati, destinati a committenti laici ed ecclesiastici di nazionalità diversa e spesso di altissimo rango, spettano ad Attavanti una serie di libri devozionali di piccolo formato, come l’Offiziolo di Laudomia Medici del 1502 (Londra, The British Library, ms. Thompson 30)3, che si distinguono per un impianto decorativo prezioso ma caratterizzato dall’assenza delle citazioni archeologiche e delle complesse cornici architettoniche presenti nei manoscritti più importanti dell’artista.
Resta da indagare la data di ingresso del ms. Varia 89 nelle collezioni sabaude, da cui discende il nucleo principale del fondo manoscritto della Biblioteca Reale di Torino, così come rimane da capire se lo smembramento del volume, dal quale è derivata la porzione ora in Collezione Cerruti, sia avvenuto durante la sua permanenza in Casa Savoia.
[Giovanna Saroni]
1 Per la composizione liturgica del manoscritto della Reale, decorato da due miniature a piena pagina (f. 21v [Crocifissione], f. 60v [Orazione nell’orto]) e tre iniziali istoriate (f. 22 [Flagellazione], f. 61 [Bacio di Giuda], f. 68 [Pentecoste]), si veda Amiet 1979, pp. 662-663. La sottoscrizione dello scriba è a f. 76: «Alexander Verrazanus escripsit». Su Alessandro da Verrazzano, allievo di Antonio Sinibaldi e autore di più di una trentina di manoscritti: A. C. de la Mare, New Research on Humanistic Scribes in Florence, in Garzelli 1985, vol. I, pp. 472-473, 480-481; Regnicoli 2012, pp. 253-289.
2 Per la bibliografia essenziale su Vante di Gabriello di Vante Attavanti, detto Attavante: Cipriani 1962, pp. 526-530; Galizzi 2004, pp. 975-979.
3 Il manoscritto, che è digitalizzato (https://www.bl.uk/catalogues/illuminatedmanuscripts/record.asp?MSID=8138&CollID=58&NStart=30), fu decorato insieme ad altri tre importanti miniatori fiorentini: Alexander J. J. G. [2016] 2020, pp. 37, 257-259.