La Madonna sulle nubi
Rembrandt Harmenszoon van Rijn
[1641] XVIII sec
Acquaforte e puntasecca
49,7 x 49,7x 10 cm
Anno di acquisizione 1990-1995
Inv. 0207
N. Catalogo A196
Bibliografia
L’acquaforte Cerruti, un’originale su disegno di Rembrandt datato 1641, ha per caratteristica un pentimento ben visibile al centro della scena.
Le acqueforti di Rembrandt furono oggetto di interesse e di studio già in epoca precocissima: il primo catalogo generale delle incisioni risale al 1751, redatto da Edme-François Gersaint (1694-1750) e pubblicato postumo. Gersaint, mercante e storico dell’arte, aveva iniziato la sua indagine a partire da un nucleo di opere grafiche, distinguendo, con grande intuito e attenzione per i dettagli (caratteri tipici di un conoscitore settecentesco), quelle autografe da quelle realizzate da allievi. Rembrandt, d’altra parte, produsse circa 300 acqueforti, la maggior parte delle quali direttamente su lastre di rame, senza l’ausilio di disegni preliminari, a testimonianza della padronanza che in questa tecnica acquisì nel corso degli anni. Si cimentò in vari generi, spesso citando opere di grandi maestri, come Dürer, ma ispirandosi anche ad artisti a lui contemporanei. Il suo corpus non fu formato seguendo un piano prefissato, ma crebbe in maniera discontinua, passando da ritratti su commissione a illustrazioni di libri. La produzione appare spesso spontanea, con gruppi omogenei o lastre individuali, stampe ispirate a dipinti della sua collezione, semplici abbozzi o incisioni con effetti di chiaroscuro quasi pittorico, che tanto affascinavano i contemporanei. Molto difficile è stato, dunque, lo studio delle incisioni autografe e il loro ordinamento cronologico, essendo queste raramente datate e firmate. Il pittore, inoltre, ritoccava le lastre, anche a distanza di anni.
L’acquaforte Cerruti, un’originale su disegno di Rembrandt datato 1641, ha per caratteristica un pentimento ben visibile al centro della scena. In un primo momento, infatti, il pittore aveva tracciato una piccola testa nel mezzo, ma, rendendosi conto del suo mal collocamento, decise di ruotare la lastra e ricominciare da capo. Realizzò quindi una Madonna con Bambino adagiata sulle nuvole e raggiante di luce divina. Per questa iconografia, Rembrandt potrebbe essersi ispirato alla Madonna sulla falce di luna di Dürer del frontespizio della Vita della Vergine (Monaco, Staatliche Graphische Sammlung) o a una piccola stampa con il medesimo soggetto eseguita da Jan van de Velde su disegno di Willem Buyteweck, oppure, ancora, all’acquaforte Madonna sulle nubi di Federico Barocci (fig. 1)1. Di quest’ultima, simile per molti aspetti, dalle dimensioni all’ambientazione, risulta interessante la ripresa del motivo delle mani intrecciate della Vergine, tema piuttosto raro. Rembrandt aveva nella sua collezione parecchie incisioni, tra cui tre delle quattro attualmente conosciute del Barocci, segno di uno studio attento del pittore urbinate. Diverso invece il tono complessivo dell’opera, in cui Rembrandt tratteggia una madre dallo sguardo che si perde in lontananza, come nell’iconografia della Mater Dolorosa, perché consapevole del destino che attende il figlio. Tali riflessioni furono oggetto di un foglio di studi datato 1637 circa con la Vergine Addolorata e Maria Maddalena, conservato al Rijkmuseum di Amsterdam2.
La lastra della Madonna sulle nubi di Rembrandt è sopravvissuta fino al Settecento, citata per l’ultima volta nel 1767 nel catalogo dell’asta di Pieter Haan. L’esemplare della Collezione Cerruti mostra ombreggiature più chiare, tanto da far supporre che sia stato tratto da una lastra già consunta.
Sara Comoglio
1 Schapelhouman, cat. 43, in Roma 2002-2003, p. 161.
2 Benesch 1973, vol. II, p. 80, n. 152.
Fig. 1. F. Barocci, Madonna sulle nubi, 1581-1582, acquaforte, 153 x 305 mm. Amsterdam, Rijkmuseum.

