La Maddalena
Carlo Francesco Nuvolone
1655 c.
Olio su tavola
47,5 x 38 cm
Anno di acquisizione ante 1983
Inv. 0825
N. Catalogo B11
Bibliografia
Nuvolone aderisce via via alla nuova sensibilità barocca, schiarendo la sua tavolozza e dando vita a composizioni più ariose e pervase da una tenera vena sentimentale, caratteristiche che accompagneranno poi tutto il resto della sua carriera.
Questa delicata figura di santa, da identificarsi probabilmente in Maria Maddalena per la presenza dell’angelo e del libro, è stata resa nota da Marco Bona Castellotti come opera del milanese Carlo Francesco Nuvolone; l’attribuzione è stata in seguito confermata da Santa Lucia e da Ferro1. Dopo una prima fase giovanile segnata dalle atmosfere cupe e inquiete della stagione borromaica e dall’influenza del Cerano e di Francesco Cairo, a partire dagli anni quaranta del Seicento il Nuvolone aderisce via via alla nuova sensibilità barocca, schiarendo la sua tavolozza e dando vita a composizioni più ariose e pervase da una tenera vena sentimentale, caratteristiche che accompagneranno poi tutto il resto della sua carriera2. Questa svolta stilistica, che unisce a una rinnovata attenzione per Correggio la conoscenza degli orientamenti della pittura genovese contemporanea, si avverte anche nella produzione di opere da cavalletto per le quadrerie private. La bottega dei Nuvolone, che dal quinto decennio del secolo al fianco di Carlo Francesco vede operare il fratello più giovane Giuseppe e alcuni collaboratori, realizza un gran numero di mezze figure femminili di piccolo o medio formato, di diverso livello qualitativo: eroine bibliche, protagoniste di episodi storici o mitologici oppure sante colte in pose languide e sensuali, molto ricercate dal collezionismo privato e la cui fortuna si protrarrà anche nel Settecento3. Si tratta di un genere molto frequentato anche da altri pittori attivi a Milano negli stessi anni, come Ercole Procaccini, Carlo Cornara, Giovanni Battista Discepoli e lo stesso Cairo4. Nel 1655 Carlo Francesco Nuvolone realizza per le Clarisse di Alessandria una grande pala d’altare raffigurante Maddalena penitente e angeli, punto di riferimento per una copia leggermente posteriore dipinta dal fratello Giuseppe per la chiesa di Santa Maria Maddalena a Novara e per una miriade di estatiche sante e martiri da cavalletto, quasi tutte ancora conservate in collezioni private5. È in questa fase di piena maturità del Nuvolone che si inserisce la tavola Cerruti, caratterizzata da un alto livello qualitativo e da un ottimo stato di conservazione. La avvicinano alla pala di Alessandria la resa delle figure con pennellate leggere e sfumate e la tavolozza dei rossi e dei blu che emergono dal fondo bruno e sottolineano la morbidezza e il candore delle carni e i tocchi d’oro dei capelli. Una conferma della grande fortuna collezionistica di questo tipo di opere viene dal retro del dipinto, che sulla fodera lignea conserva le tracce di numerosi passaggi di proprietà: alcuni sigilli in ceralacca, purtroppo illeggibili, e numeri di inventario di epoche diverse, assieme a una scritta antica, probabilmente settecentesca, che ne attribuisce la paternità a «Carlo Francesco Panfilo detto il Nuvolone milanese».
Serena D’Italia
1 Bona Castellotti 1985, p. 396; Santa Lucia 1995-1996, p. 155, n. 45; Ferro 2003, p. 220, n. 186, che preferisce lasciare in sospeso l’identificazione del soggetto.
2 Frangi 2013.
3 A. Pacia, Il conte Luigi Tadini, collezionista di Carlo Francesco Nuvolone e di altre «bellezze milanesi», in Varese 2012-2013, pp. 16-23.
4 F. Frangi, Bellezze milanesi, in Rancate 2001, pp. 56-63.
5 Per un parziale regesto si veda Ferro 2003, pp. 220-221, nn. 184-188; per la pala di Alessandria, giudicata troppo scabrosa dai visitatori settecenteschi così come la sua replica novarese, si veda la scheda di S. Coppa, cat. 12, in Novara 2015, pp. 54-55, con bibliografia precedente.
