Le sommeil de l’Hermaphrodite

Il sonno dell’Ermafrodito

Alberto Savinio (Andrea de Chirico)

1927-1928
Olio su tela
35 x 27 cm
Anno di acquisizione ante 1983


Inv. 0167
N. Catalogo A160


Provenienza

Bibliografia

In Sommeil de l’Hermaphrodite, una creatura anfibia, con il seno e il pube femminile e gambe possenti, troneggia al centro di un’architettura arrampicata in mezzo al cielo. 

 

Quando dipinge l’ermafrodito addormentato, Alberto Savinio è a Parigi. «Io dipingo solo dal mese di marzo - racconta nel novembre 1927 in un’intervista sulle pagine di «Comoedia» -, anche se vi ho sempre pensato. Già in Italia avevo realizzato alcuni disegni e acquarelli. Ma è a Parigi che mi sono messo a dipingere [...]»1. Qui, nel 1914, durante il suo primo soggiorno in Francia, l’artista, nato in Grecia da genitori italiani ed educato a Monaco di Baviera, aveva esordito come musicista e scrittore nella cerchia della rivista «Les Soirées de Paris» di Guillaume Apollinaire, presentandosi con lo pseudonimo Alberto Savinio, sostituito ad Andrea de Chirico per distinguersi dal fratello Giorgio. 

Tra le prime opere di Savinio pittore, Le sommeil de l’Hermaphrodite testimonia la continuità fra produzione letteraria e pittorica, richiamando Hermaphrodito, il romanzo di racconti edito nel 1918, anticipato in parte sulla rivista «La Voce» già nel 1916. Il tema, ricorrente e fecondo lungo tutto l’arco creativo dell’artista, circola nell’ambito della pittura metafisica, negli anni trascorsi dai fratelli de Chirico a Ferrara, insieme a Filippo de Pisis e a Carlo Carrà, autore, nel 1917, di un dipinto intitolato Idolo ermafrodito2

In Sommeil de l’Hermaphrodite, una creatura anfibia, con il seno e il pube femminile e gambe possenti, troneggia al centro di un’architettura arrampicata in mezzo al cielo. Le colonne portanti dell’eccentrica impalcatura sorgono dal margine inferiore della tela, lasciato evanescente e non finito. Sorreggono due piattaforme, abitate l’una dalla figura seduta, l’altra da un albero solitario, in un accostamento che fonde umano e vegetale, organico e costruito. La struttura, solida ma insieme aerea, culmina con una stanza aperta, squadernata, pareti e pavimento solcati dalla partizione netta di luce e ombra. I palchi e la stanza, messa in trasparenza dall’assenza della quarta parete, conferiscono al dipinto il tenore di una scena teatrale, motivo che Savinio svilupperà nella sua pittura lungo il 1928. 

Fig. 1. Le sommeil d’Hermaphrodite riprodotto sul catalogo Alberto Savinio, per l’antologica a Milano, Palazzo Reale, 1976, con note di Maurizio Fagiolo dell’Arco. Rivoli, Archivio Collezione Cerruti.

La costruzione, apparentabile ai «trofei» che Giorgio de Chirico assembla nei suoi quadri, è stata concepita per ospitare una creatura divina. A questa data, Savinio ha già raffigurato l’androgino, figlio di Ermes e Afrodite, modellandolo sull’Ermafrodito della Galleria Borghese, copia romana da un originale di Policleto, restaurata da Lorenzo Bernini e trasferita da Roma al Louvre di Parigi in età napoleonica3. Nel dipinto del 1927- 1928, il corpo abbondante di rotondità, di pieghe ed escrescenze risaltate dai segni scuri sulle tonalità rosso sangue dell’incarnato, sembra rinviare alla narrazione di Aristofane nel Simposio di Platone, versione cruenta del mito degli ermafroditi, esseri duplici poi separati in uomini e donne dalla spada di Zeus che ne ha punito l’arroganza e addomesticato la potenza. I monconi visibili sulla parte destra del corpo, presenti anche in un piccolo disegno preparatorio4, ricordano l’iconografia delle statue mutile ma possono essere letti anche come impronta dell’amputazione divina. L’accento sulla carnalità della figura, grottesca al punto da apparire abietta, ha un precedente letterario nell’Orazione sul tetto della casa, uno dei capitoli di Hermaphrodito, nel quale un «costruttore semita», in cima a un «cuboide di mattoni», è «un misto dei due sessi»: «incinto [...] e mammelluto come un Tiresias, l’uomo sul tetto butta dal meato puzzolento grappoli di carne che per terra si ritorcono, poi si levano e camminano»5. A partire dal richiamo a Les Mamelles de Tirésias, il dramma surréaliste di Apollinaire, e dalla lettura di Sesso e carattere, il volume di Otto Weininger edito nel 1903, Savinio ha trasformato l’ambivalenza sessuale in capacità procreatrice, conferendo all’ermafrodito del testo la condizione di entità prolifica, una «vera macchina di mondo», come scrive, capace di «patromaternità»6. Immersa nel sonno, la figura senza volto del dipinto è anch’essa un corpo potenziale, un embrione cieco, introverso nella propria organica e crescente fisicità. 

Giunto in Italia proveniente da un’asta parigina, Le sommeil de l’Hermaphrodite entra pressoché inedito nella Collezione Cerruti verosimilmente nel corso degli anni ottanta. È introdotto dal parere autorevole di Maurizio Fagiolo dell’Arco, di cui resta traccia in archivio in due riproduzioni tratte da catalogo (figg. 1, 2)7. Corredati da brevi note dattiloscritte, gli allegati di Fagiolo Dell’Arco ricostruiscono visivamente la concezione del dipinto nel disegno omonimo e indicano la valenza di matrice dell’opera, attraverso l’accostamento a un successivo Senza titolo del 19288

Giorgina Bertolino   

 

1 Lagarde 1927a. La traduzione italiana è di Pia Vivarelli in Verona 1990-1991, p. 19.

2 Il dipinto, a olio su tela, noto anche come Il dio ermafrodito, è parte di una collezione privata.

3 Senza titolo. Ermafrodito con elefanti, 1927, in Vivarelli 1996, p. 36, n. 1927 17, ill. Sarà Savinio stesso a richiamare, in un testo del 1947, l’Ermafrodito Borghese, la cui versione con il giaciglio in marmo scolpito da Bernini ha quasi certamente potuto vedere al Louvre a Parigi.

4 Le sommeil d’Hermaphrodite, 1927-1928, matita su carta, 25,5 x 21 cm; in Vivarelli 1996, p. 243, n. 1927-1928 4, ill.

5 Savinio 1995, pp. 188-190.

6 Ibid., p. 189.

7 Gli allegati, non datati, di Fagiolo dell’Arco constano di due fotocopie: la riproduzione del disegno è tratta dal catalogo Milano 1976; quella del Senza titolo dal catalogo Milano 1970b. L’opera è documentata nelle riprese video della collezione realizzate nella Villa Cerruti nell’aprile 1993 e figura nell’inventario dei beni mobili e immobili di Villa Cerruti datato al 30 giugno di quello stesso anno.

8 Senza titolo, 1928, in Vivarelli 1996, p. 49, n. 19289, ill.

Fig. 2. Senza titolo riprodotto sul catalogo 44 opere di Alberto Savinio, per la mostra a Milano, Galleria Medea, 1970, con note di Maurizio Fagiolo dell’Arco. Rivoli, Archivio Collezione Cerruti.