Jeune femme à la robe jaune (Renée Modot) (Giovane donna con vestito giallo (Renée Modot))

Amedeo Modigliani

1918
Olio su tela
92 x 60 cm
110 x 79 x 3,5 cm
Anno di acquisizione 1987


N. Catalogo A142
Inv. 0149


Provenienza

Esposizioni

Bibliografia

La donna ritratta in questa tela è Renée Modot, moglie dell’attore Gaston Modot, di cui Modigliani esegue il ritratto nello stesso periodo. Gaston conosceva Modigliani fin dai suoi primi anni a Montmartre ed era lui stesso un artista, anche se a quel tempo aveva ormai acquisito fama di star del cinema e personaggio avventuroso.

 

La combinazione tra lo sfondo esuberante e decorativo e l’abito a motivi floreali rende quest’opera un unicum tra i ritratti di Amedeo Modigliani. L’artista la dipinge a Nizza nel 1918, probabilmente durante l’estate. Su sollecitazione del suo agente Léopold Zborowski, Modigliani lascia Parigi nel mese di aprile per rifugiarsi nel sud della Francia: è povero e malato, la compagna Jeanne Hébuterne aspetta un bambino e i cannoni tedeschi hanno appena bombardato la città. Sprovvisto di denaro per pagare le modelle e senza prospettive di lavori su commissione, il pittore esegue ritratti di bambini, di abitanti del luogo e di una cerchia ristretta di amici che, come lui, si sono rifugiati nel sud del Paese. Nonostante le difficoltà, il periodo trascorso in Costa Azzurra (tra Haut-de-Cagnes e Nizza) sarà tuttavia uno dei più produttivi della sua carriera.

La donna ritratta in questa tela è Renée Modot, moglie dell’attore Gaston Modot, di cui Modigliani esegue il ritratto nello stesso periodo. Gaston conosceva Modigliani fin dai suoi primi anni a Montmartre ed era lui stesso un artista (come attesta ironicamente il basco che indossa nel suo ritratto), anche se a quel tempo aveva ormai acquisito fama di star del cinema e personaggio avventuroso. A Nizza, sia Gaumont sia Pathée avevano i loro studi cinematografici2. Madame Modot ricorda l’atelier di fortuna allestito da Amedeo, dal marito Gaston e da Jeanne Hébuterne nella loro casa, dove tutti i pomeriggi posava per il ritratto. A quanto pare, l’artista eseguì altri ritratti di Renée, anche se per il momento nessuno è stato ancora identificato3. Madame Modot si sentiva spesso dire che «sembrava una donna di un dipinto di Gauguin»: forse questa somiglianza è la ragione dell’insolita enfasi sull’aspetto decorativo del ritratto4.

 

Madame Modot si sentiva spesso dire che «sembrava una donna di un dipinto di Gauguin»: forse questa somiglianza è la ragione dell’insolita enfasi sull’aspetto decorativo del ritratto.

 

Nelle opere di Modigliani gli effigiati sono perlopiù collocati davanti a piani astratti, solitamente monocromi o bicolori, articolati dalle linee dei telai delle porte, delle mensole del camino o dei pannelli sulle pareti. In questo caso, sia lo sfondo piatto e decorato, sia i motivi floreali dell’abito ricordano i ritratti di Gauguin, così come il predominio del giallo cromo brillante (o cadmio), insolito per Modigliani. Gauguin, a sua volta, influenzò Henri Matisse, al quale questo ritratto è più direttamente debitore. Modigliani ritrae madame Modot davanti a un arazzo con un audace disegno arabescato; le pieghe della sua acconciatura appaiono incastonate tra i decori e le volute dello sfondo, in un omaggio virtuale alla Greta Moll di Matisse (1908, Londra, National Gallery) e al suo sfondo bianco e nero bluastro5. Anche la posizione del braccio destro è pressoché identica. Gli occhi a mandorla e i capelli scuri di Renée ricordano anche la figura di Laurette, la modella italiana che Matisse dipinse ossessivamente nel 1916-1917.

Il ritratto di Renée Modot è singolare nell’opera di Modigliani per lo sguardo della modella che pur essendo laterale, con le pupille sul margine destro degli occhi, incontra comunque quello dell’osservatore. Nel 1919 anche Matisse si trovava a Nizza, pur tornando periodicamente a Parigi, ma non ci sono prove che i due artisti siano stati in contatto tra loro durante la guerra. Una volta terminate le sue tele, Modigliani le consegnava a Zborowski, che aveva l’incarico di venderle a Parigi; se non si trattava di personaggi celebri, i nomi degli effigiati venivano sostituiti da titoli descrittivi, così l’identità di molti di loro è andata perduta nel corso dei decenni, come nel caso di Renée Modot. Nella monografia di Arthur Pfannstiel del 1929 il quadro è chiamato Jeune fille à la robe jaune; nel 1930 verrà presentato per la prima volta al pubblico alla XVII Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia nella retrospettiva dedicata a Modigliani, a cura di Lionello Venturi, con il titolo Ritratto di donna6. Solo dopo la Seconda guerra mondiale il dipinto apparve con il titolo (o sottotitolo) La belle espagnole, senza dubbio per via degli occhi e dei capelli scuri dell’effigiata, in combinazione con i disegni «moreschi» dell’arazzo, resi con pennellate nere scintillanti e dinamiche7.

[Emily Braun]

 

 

1 Fototeca della Biennale, Venezia, 1930, foto, n. 306.

2 S. Fraquelli, Modigliani and the Impact of the Midi, in Londra 2017-2018, pp. 151, 152. I ritratti dei Modot vennero eseguiti a Nizza; Modigliani era andato a far visita alla coppia e al loro amico Blaise Cendrars, che stava lavorando al film di Abel Gance J’accuse (1919).

3 Robinson J. 1974, p. 14. Intervistata per questo articolo, Renée Modot affermò: «Non so per quanti ritratti ho posato perché era tanto tempo fa, ma credo fossero una mezza dozzina. Era l’estate del 1919 [sic]. Eravamo a Nizza, così come Modi, e lui veniva a casa nostra ogni pomeriggio a lavorare. Mentre posavo, Gaston, Modi e la moglie Jeanne Hébuterne dipingevano e facevano schizzi».

4 Modot citata in Robinson J. 1974.

5 Il ritratto di Matisse venne esposto al Salon d’Automne del 1908. È uno dei sei dipinti illustrati nel suo Notes d’un peintre, pubblicato nello stesso anno e ampiamente diffuso; Klein 2001, p. 157.

6 Pfannstiel 1929, p. 47, col titolo Jeune fille à la robe jaune; Venezia 1930, p. 120, n. 29, Ritratto di donna (Coll. Signora Monteux [sic], Parigi). Il retro della tela reca due etichette d’inventario della mostra, ancora parzialmente leggibili: su una di esse compare il titolo Portrait de Femme. Un’altra etichetta sul verso, scritta a mano e di datazione ignota, reca il titolo La belle espagnole.

7 Il titolo La belle espagnole appare per la prima volta in Di San Lazzaro 1947, tav. XIV; e in seguito in Scheiwiller 1950, tav. 37, col titolo La bella spagnola.