Crocifissione
Marco di Paolo Veneziano
1360 c.
tempera su tavola a fondo oro
38.3 x 37.5 cm
Anno di acquisizione 1983 post
N. Catalogo A11
Inv. 0011
Il dipinto raffigura una popolosa Crocifissione, con la variante, non così frequente per il Trecento veneziano, della presenza delle croci dei ladroni Dismas e Gestas. Costoro, esalando l’ultimo respiro, consegnano l’anima rispettivamente a un angelo, che la trasporta in paradiso, e a un demone, che la estrae dalla bocca del condannato per condurla all’inferno. Accanto al dramma della morte di Cristo si muovono diverse comparse, tra cui gli angeli addolorati ritratti mentre raccolgono il sangue copioso che sgorga dalle ferite di Cristo, le pie donne che sorreggono la Vergine svenuta, la Maddalena inginocchiata ai piedi della croce, san Giovanni dolente e i soldati romani con il centurione.
Fig. 1. Marco di Paolo, San Giovanni evangelista, due storie della vita di san Giacomo e due Santi, dal polittico (con C. Cortese). Venezia, chiesa di San Silvestro.
Si rileva inoltre il dettaglio macabro degli sgherri che spezzano le gambe ai due malfattori, secondo il racconto del Vangelo di Giovanni (19, 32- 34): «Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all’altro che era stato crocifisso insieme a lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il costato con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua».
La tavola è stata acquistata sul mercato antiquario udinese e proviene da una collezione privata friulana. Essa ha forma quadrata, appare leggermente imbarcata ed è stata segata lungo i bordi superiore e inferiore, sicché si può ipotizzare che in origine, visto il registro narrativo adottato nella rappresentazione dell’episodio, facesse parte di un dossale recante al centro la Madonna col Bambino o l’Incoronazione della Vergine e ai lati Storie cristologiche disposte su due travi verticali comprendenti più riquadri in altezza. È qui all’opera un prolifico pittore, che Miklós Boskovits aveva ricostruito sotto il nome di Maestro del polittico di San Silvestro, a partire dal polittico conservato nella chiesa eponima veneziana, raffigurante la Madonna col Bambino, san Giovanni evangelista (?), san Nicola e Scene della vita di san Giacomo1 (fig. 1). Il catalogo dell’artista è stato in seguito ampliato da Andrea De Marchi, che l’ha identificato col terzogenito di Paolo Veneziano, Marco, autore della Madonna dell’umiltà e un donatore già in Collezione Augusto Alberici a Roma e ora nel Museo d’arte occidentale di Kiev, firmata «Marcus filius d(omini) magistri Pauli pincxit ohc (sic) opus»2. Probabilmente ancora troppo giovane quando i fratelli Luca e Giovanni firmano insieme al padre la coperta della Pala d’Oro nel 1345, Marco è documentato per la prima volta a Venezia solo nel 1362. Dal 1372 al 1390 egli risiede a Padova, anche se nel dicembre del 1377 risulta essere di nuovo a Venezia, in contrada San Luca, la stessa in cui abitava il padre. Una serie di atti notarili, rogati tra 1391 e 1393, documenta infine un suo soggiorno trevigiano, di cui però al momento non vi sono riscontri in ambito artistico3. Il dipinto in esame testimonia la fase precoce dell’attività dell’artista, ancora influenzata, nel corso dei primi anni sessanta, dal padre Paolo, al cui magistero rimandano soluzioni tecniche, come le ombre risentite, le accentuate preparazioni bruno-verdi degli incarnati, i rialzi di luce con tocchi di biacca pura sui volti, a evidenziare la canna nasale, il mento e i vivaci occhietti a punta di spillo. Anche le proporzioni allungate delle figure e i panneggi fittamente increspati in superficie e sottolineati da sinuosi profili dorati guardano all’ultima, aulica, produzione del maestro maggiore, soprattutto a opere come il polittico di Sanseverino Marche (1358). Sorreggono una datazione precoce, inoltre, i confronti che si possono istituire con alcuni dipinti riferiti agli esordi di Marco (che viceversa vicino alla Crocifissione, più caratterizzata e riconoscibile nelle fisionomie, ricevono conferma della loro giusta attribuzione), quando ancora probabilmente collaborava in bottega con il padre, come le Storie di San Martino, già parti di uno dei due polittici paoleschi destinati al Duomo di Chioggia, avente al centro il rilievo ligneo con la raffigurazione del santo titolare (Chioggia, Museo Diocesano d’Arte Sacra)4 o le due ancone simili raffiguranti la Madonna col Bambino al centro e vari Santi o scenette narrative ai lati, conservate nella Galleria Nazionale di Spalato e nella collezione Crespi al Museo Diocesano di Milano5 (fig. 2).
[Cristina Guarnieri]
Fig. 2. Marco di Paolo, Madonna col Bambino, quattro storie di san Nicola e Santi. Milano, Museo Diocesano, Collezione Crespi.
1 Tognoli Bardin 1985, pp. 94-96.
2 De Marchi, “Una tavola nella Narodna Galeria di Ljubljana e una proposta per Marco di Paolo Veneziano”, in Höfler 1995, pp. 252-254. 3 Moschini 1826, p. 9; Gloria 1878 p. 41; Sartori 1976, p. 419; Gargan 1978, p. 298. See also the artist’s “Biography” and “Catalogue” in Guarnieri 2008, pp. 52-54.
4 V. Poletto, in Padua 2011, pp. 162-163.
5 A. De Marchi, “Marco di Paolo Veneziano”, in London 1996, pp. 66-71; C. Guarnieri, “Problemi di attribuzione e classificazione tipologica nella pittur veneziana del Trecento, a partire da tre tavole della Collezione Crespi”, in I Fondi oro 2009, pp. 34-38; C. Guarnieri, “Il polittico di Marco di Paolo per la chiesa di San Michele Arcangelo a Fermo”, in Cleri, Minardi 2017, p. 129.