Campagna toscana

Carlo Carrà

1929
Olio su tela
44,5 x 55 cm
Anno di acquisizione 1969


Inv. 0088
N. Catalogo A80


Provenienza

Esposizioni

Bibliografia

«Chi come me è nato in un paese e vi ha trascorso l’infanzia, avrà sempre nella memoria immagini e sensazioni di campi e di bestiame»

 

La vicenda artistica di Carlo Carrà si intreccia alle avanguardie di inizio Novecento: il Futurismo, la Metafisica, quindi la collaborazione a «Valori Plastici», che alimenta la sua vocazione all’impegno critico e teorico. All’esordio degli anni venti, tuttavia, il pittore imbocca una strada autonoma: «1922. Questa data segna la mia ferma decisione di non accompagnarmi più ad altri, di essere soltanto me stesso», rivendicherà ne La mia vita1. Il nuovo corso si fonda sull’osservazione del paesaggio. L’artista si apre al contatto con le cose reali e ordinarie, al fine di raggiungerne l’essenza tramite la mediazione dell’intelletto, ovvero l’idealizzazione geometrica in forme plastiche. Filtrata attraverso lo studio di Cézanne, la meditazione sul paesaggio si intensifica alla metà del decennio e ancor più nel periodo di fitta attività tra il 1927 e il 1930, segnato dalla partecipazione alla Biennale di Venezia del 1928. Nel regesto delle opere dell’epoca2 si alternano marine, paesaggi fluviali (La foce del Cinquale, 1928), campagne con capanni, casolari e aie, inframmezzati a quadri di figura (Cacciatore toscano, 1929) e nature morte. In Campagna toscana, come in altri dipinti coevi, il pagliaio e il grande casolare impostano l’architettura della scena, mentre sulla distesa del primo piano si mescolano i colori di una vivace tavolozza giocata su toni chiari e luminosi. Sulla sinistra il covone è in posizione preminente (come anche in Pagliai, 1929 e 1930), mentre sulla destra una banda di colore circondata dalla vegetazione e da un edificio più piccolo creano un’ambigua sovrapposizione spaziale. Il soggetto rurale attinge ai ricordi d’infanzia («Chi come me è nato in un paese e vi ha trascorso l’infanzia, avrà sempre nella memoria immagini e sensazioni di campi e di bestiame»3), ma il panorama ritratto è quello della Versilia. Dal 1926, infatti, il pittore trascorre il periodo estivo nella sua casa di Forte dei Marmi e, come spiega il figlio Massimo Carrà4, qui impronta i quadri che poi elabora a memoria durante l’inverno a Milano, allo scopo di mitigare l’emozione suscitata dall’immediatezza della visione: «Principio fondamentale delle mie ricerche era di fermare la commozione suscitata nel mio animo dalla contemplazione del paesaggio [...]. La natura veniva [...] da me considerata come suscitatrice di rapporti pittorici [...]. Le mie aspirazioni erano dunque improntate al realismo, ma non ho certo abbandonato il concetto che la pittura è “cosa mentale”, come ebbe a definirla Leonardo. [...] Anche l’esecuzione è così spontaneamente condotta alla ragione costruttiva, la quale a sua volta si accorda alle sensazioni che trovano luce e proprietà in un ordine plastico che io definisco scopo supremo della mia fatica»5. Francesco Federico Cerruti comprò l’opera nel maggio 1969 dalla Galleria La Bussola di Torino, che l’aveva da poco acquisita da una collezione privata di Cincinnati. Pochi mesi dopo, a Torino la Galleria Gissi ospitava un «Omaggio a Carrà» (novembre 1969), testimonianza dell’attenzione tributata all’artista a tre anni dalla scomparsa. Due timbri applicati al verso sul telaio attestano che il dipinto transitò dalla Galleria Il Milione di Milano nella sede in via Sant’Andrea, tra il 1949 e il 1951. Campagna toscana fu inserito nel corpus delle opere di Carrà nel 1970 con il numero 17/296, come integrazione al catalogo generale dell’opera pittorica pubblicato in tre volumi tra il 1967 e il 19687. Nel 1977 fu esposto a Ginevra grazie all’intercessione di Marie-Louise Jeanneret, menzionata sull’etichetta di trasporto al verso. Il nome della gallerista ginevrina, che ebbe uno spazio espositivo anche in Italia, a Boissano, risulta legato ad altre opere della collezione, ovvero Carafe et bol (1916) di Juan Gris, Mast= und Zier-Fische (1938) di Paul Klee, Paesaggio (1939) di Giorgio Morandi, Passant furtif (1954) di Jean Dubuffet. Cerruti dovette essere in contatto con lei negli anni settanta, allorché il centro ligure era particolarmente attivo, e alla medesima epoca cui risalgono i seguenti cataloghi di mostre conservati nella sua biblioteca: Vaserely, Ginevra, Marie- Louise Jeanneret - Art Moderne, 1974; Andy Warhol 1974-76, Boissano, Centro internazionale di sperimentazioni artistiche Marie-Louise Jeanneret, 1976; Michelangelo Pistoletto, 16 ans à l’intérieur du miroir, Ginevra, Marie- Louise Jeanneret - Art Moderne, 1977; Giorgio Morandi, Ginevra, Marie-Louise Jeanneret - Art Moderne, 1977-1978. 

Valeria D’Urso

 

1 Carrà C. 1981, p. 153.

2 Si vedano Carrà M. 1967-1968 e 1970.

3 Carrà C. 1981, p. 11.

4 Carrà M. 1970, p. 85.

5 Carrà C. 1981, pp. 204, 205.

6 Carrà M. 1970, p. 99.

7 Carrà M. 1967-1968.