Ballerina e giocoliere
Fortunato Depero
1918
Carboncino su carta
50 x 38 cm
Anno di acquisizione post 1983
Inv. 0110
N. Catalogo A102
Provenienza
Esposizioni
Bibliografia
A quel momento di attenzione alle forme curve e linee ondulate, accanto a quelle rette e spezzate, andrebbe ascritto il foglio della Collezione Cerruti, che presenta la figura di una slanciata ballerina con corto vestito pieghettato, calze e scarpe con tacco affiancata da un baffuto e barbuto giocoliere.
Il disegno è eseguito a carboncino su un foglio di buona grammatura, un cartoncino, e discreta qualità della carta, che si presenta ingiallita su entrambe le facce e mostra al verso segni di una precedente adesione ad altro supporto. Un piccolo strappo è presente in alto al centro e un lieve segno diagonale si legge in fluorescenza UV in alto a destra. Si notano al microscopio qualche patina bianca (muffa o residui di fissativo per evitare che il nero spolveri?) e pochi segni di ruggine successivi al disegno a chiaroscuro. La firma, in corsivo, che presenta una sfumatura irregolare del fondo e un lieve alone in fluorescenza UV, non appare del tutto coerente con lo stile di Fortunato Depero, soprattutto per la lettera iniziale e la scarsa fluidità, come pure la data, che l’artista esprime di norma per esteso. È improbabile possa trattarsi di una firma più tarda apposta dal pittore stesso su un foglio in origine non firmato, dal momento che la firma di Depero dal 1927 circa (con rare eccezioni) presenta la caratteristica «p» tagliata inferiormente lungo l’asta, che si può trovare anche in alcune opere autentiche anteriori a quella data ma tardivamente firmate dall’artista1.
Il soggetto rimanda alle iconografie deperiane dei Balli plastici, spettacolo del poeta e scrittore svizzero Gilbert Clavel andato in scena il 14 aprile 1918 al Teatro dei piccoli di Palazzo Odescalchi a Roma, con musiche di Malipiero, Bartók (con lo pseudonomo Chemenow), Gerald Tyrwhitt (Lord Berners) e Casella, quest’ultimo direttore musicale. Grande artefice dello spettacolo è Depero, che ne cura scenografia, costumi e in parte la coreografia, mettendo a punto uno stile originale anche nell’ambito del Futurismo, dando vita a un mondo fiabesco e coloratissimo di forte impatto scenico2. In pittura si esprime con «costruzioni pittoriche fortemente sintetiche di strutture plastiche di sagoma dinamica, unitariamente colorate» che si sviluppano in analogie meccaniche3, evolvendo quella propensione meccanica già notata da Boccioni in visita nello studio romano di Depero nel 1915 quando parlerà di «impertinente disinvoltura nel trattare l’arte con un senso meccanicistico brutale»4.
L’anno precedente, dello stesso Clavel Depero ha illustrato il libro Un istituto per suicidi (Roma 1917), con chine alternate a disegni chiaroscurati a carboncino conservati nel Fondo Depero del Mart di Rovereto. La cura volumetrica delle illustrazioni, dallo stile fortemente geometrico, è generata dalla gamma di mezzetinte e dalla profondità del nero nelle massime ombre.
L’eco dell’esperienza dei Balli plastici proseguirà durante il soggiorno a Viareggio, in cui dipingerà i Diavoli di caucciù a scatto (1919, Svizzera, collezione privata), le cui forme morbide, curvilinee, si sostituiscono momentaneamente a quelle più angolose de I miei Balli plastici (1918, Svizzera, collezione privata). Dal 1919 poi, con l’apertura a Rovereto della Casa d’Arte Futurista Depero, l’artista, coadiuvato dalla moglie Rosetta, concepirà una lunga serie di arazzi, o meglio mosaici di panni colorati in maniera uniforme, in cui confluiranno moltissimi temi della sua giocosa ispirazione.
A quel momento di attenzione alle forme curve e linee ondulate, accanto a quelle rette e spezzate, andrebbe ascritto il foglio della Collezione Cerruti, che presenta la figura di una slanciata ballerina con corto vestito pieghettato, calze e scarpe con tacco affiancata da un baffuto e barbuto giocoliere. L’uomo, che regge in mano una sorta di radioso ombrellino, si piega verso di lei e questa, forse intimidita o lusingata, forse proprio nel mezzo della danza, sorride e avvicina le ginocchia e tiene il braccio sinistro dietro la schiena mentre il destro, stilizzato, segue il fianco. Il capo è lievemente reclinato e il collo, curiosamente, non è ben centrato sul busto. Le due figure non poggiano a terra ma sono sospese, come nei Giocolieri (1919, 38,5 x 31,9 cm, carboncino su carta, Rovereto, Mart) o in una delle figure de Il circo (1919, 33 x 54,4 cm, carboncino su carta, collezione privata)5, risolti però con scuri molto più decisi rispetto al nostro foglio, come avviene anche in disegni del periodo, quale il grande Viareggio. Il carnevale datato «Viareggio - 1918» (carboncino su carta, 61 x 122 cm, Rovereto, Mart), e altri fogli autografi pure conservati nel Fondo Depero.
Il motivo della ballerina e del giocoliere va messo in relazione, in maniera piuttosto puntuale, fatte salve alcune semplificazioni legate anche alla diversa tecnica grafica, con due figure che compaiono in basso a sinistra in un disegno a china su carta (32 x 50 cm) firmato probabilmente più tardi e datato «1918 - Roma», riprodotto da Passamani (Rovereto, collezione privata)6 con il titolo Scena fantastica, già pubblicato nel catalogo della personale tenutasi presso la Galleria Martano di Torino nel 19697. Nel nostro foglio viene aggiunto all’uomo baffuto l’ombrellino o girandola, che possiamo leggere come una sorta di scettro da riti tribali, un oggetto forse sciamanico che nel foglio citato è tenuto in mano da due figure maschili mascherate, sorta di stregoni, parenti dei selvaggi e di alcuni diavoli che compaiono in opere coeve di Depero. Il parallelepipedo su cui questi poggiano è traslato nel nostro foglio sotto il giocoliere, che nel disegno a china toccava una base fittamente ondulata e presentava sullo sfondo un colonnato ad archi.
La figura della sola ballerina compare anche in un grande foglio pure riprodotto nel catalogo della importante mostra di Bassano8 (carboncino su carta, 70 x 130 cm, Trento, collezione privata): sottolinea Passamani nella relativa scheda che il disegno «è probabilmente da identificare» con quello esposto nella «Grande Esposizione Nazionale Futurista» curata a Milano (Palazzo Cova, via Manzoni 1) da Marinetti nel 19199, e intitolato Ballo(Diavoli d’acciaio equilibristi e ballerine di gomma), insieme ad altri «disegni a carbone», ben 4710. Qui il nero è molto inciso, con una plasticità evidente dei corpi e un fondale sobrio i cui piani acquisiscono un senso di cui il nostro foglio, che include solo il parallelepipedo in primo piano e a lato una striscia più scura, forse un gradino, risulta privo. I disegni a carboncino di questi anni si contrappongono infatti alla maggiore piattezza della pittura a olio, in cui il volume nelle architetture è giocato sui colori pieni, nelle figure invece sulle modulazioni tonali dello sfumato, a seguire le curvature dei corpi. E ancor più si differenziano dagli arazzi che svilupperanno i piani puramente nella ritmica del colore.
Nel nostro foglio il segno non presenta i neri e i contrasti degli altri disegni coevi svolti con analoga tecnica, bensì una sfumatura poco contrastata e più estesa, tanto da interessare tutto il fondo, che va ad addensarsi intorno all’ombrellino girandola, a contrappuntare con il cerchio chiaro di questo, e presso le gambe, dalle quali in parte si discosta grazie a un alone più chiaro. Dalle osservazioni svolte al microscopio non pare l’autore abbia usato la gomma, se non forse lungo alcune curve delle gambe dell’uomo.
Curioso appare il trattamento degli occhi della donna, non delimitati da un segno netto come Depero usa fare, ma solo minimamente accennati come ombra dello sfumato. Eppure anche in luce trasmessa non si rilevano varianti né un segno perimetrale degli occhi. Altro aspetto peculiare, il disegno in esame non mostra tracce di tratteggio, che in genere appare in disegni a chiaroscuro dell’epoca, in quelli per Clavel e in quelli seguenti, anche a tema circense. In un’altra opera intitolata Il circo (1919, 47 x 45 cm, Svizzera, collezione privata, )11 apparentemente disegnata a matita e non a carboncino, quindi meno contrastata, le figure presentano aloni più irregolari rispetto al nostro e uno sfondo assai strutturato con diversi elementi, come tipico di Depero, ritmico e interagente con le figure, non completamente spoglio come nel nostro foglio.
Il disegno in esame è pubblicato, con titoli diversi e senza problematizzazioni, nella monografia di Maurizio Scudiero del 2009 e nel catalogo della mostra torinese di Palazzo Bricherasio del 2004, dove era esposto, curata dallo stesso e da Daniela Magnetti.
L’impressione è, infine, che si tratti di un lavoro debole rispetto a prove certe di Depero, privo di carattere nell’uso proprio del chiaroscuro, che era una delle cifre specifiche di questo autore in fogli di tale tipologia, tanto da rendere prudente porre in discussione l’attribuzione. Cionondimeno, le osservazioni e comparazioni non indicano a oggi elementi che permettano di negare con sicurezza l’autografia del foglio, la cui datazione, se autentico, ci pare da spostare al 1919.
Gianluca Poldi
* Ringrazio Valeria D’Urso per il confronto sull’opera.
1 Poldi 2019.
2 Nigro 2013, pp. 43-53.
3 E. Crispolti, Appunti su Depero «astrattista futurista» romano, in Milano 1989a, p. 188.
4 Depero 1940, p. 234.
5 Scudiero 2009, p. 186.
6 Bassano 1970, cat. 164.
7 Torino 1970, cat. 65.
8 Bassano 1970, cat. 186.
9 Grande Esposizione Nazionale Futurista 1919, cat. 85.
10 Grande Esposizione Nazionale Futurista 1919, pp. 12, 13.
11 Madrid 2014-2015, cat. 91.
