Autunno

Antonio Fontanesi

1874-1875 c.
Olio su carta applicata su cartone
26,8 x 37,4 cm
Anno di acquisizione ante 1983


Inv. 0194
N. Catalogo A189


Provenienza

Esposizioni

A rendere felicemente luminosa questa tranche di paesaggio è la resa del cielo: tracce di colore che trapassano dal bianco, al grigio, all’azzurro si giustappongono a vivide striature cerulee, secondo un modo squisitamente fontanesiano di rappresentare la mutevolezza delle nubi e dell’atmosfera. 

 

Nella vicenda biografica di Fontanesi gli anni tra il 1874 e il 1875 corrispondono agli ultimi soggiorni trascorsi a Morestel, nell’Isère, prima della partenza per il Giappone, dove per alcuni anni, durante il periodo Meiji, insegnerà pittura, introducendo la tecnica europea della pittura a olio nel mondo asiatico. A quel biennio dovrebbe appartenere l’esecuzione di quest’opera che Marziano Bernardi, nel novembre del 1945, pubblicò per primo in un articolo sulla rivista torinese «Agorà», riferendola a una data «intorno al 1875»1. L’indicazione fu ripresa nel 1977 da Angelo Dragone, che la espose nella mostra da lui curata prima a Tokyo e poi a Kyoto. Affinità di stesura con uno degli studi dell’ampio fondo conservato presso la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino ne confermano la realizzazione tra il 1874 e il 1875. Si tratta di Bufera (inv. P/738), prima idea per Bufera imminente, il capolavoro che Fontanesi espose nel 1874 e che divenne parte della collezione del duca Tommaso di Savoia-Genova. 

Comune ai due studi è l’adesione a una redazione libera che sperimenta effetti di colore, col pigmento trascinato a pennello asciutto che disegna andamenti mossi e quasi trasparenti. A rendere felicemente luminosa questa tranche di paesaggio è la resa del cielo: tracce di colore che trapassano dal bianco, al grigio, all’azzurro si giustappongono a vivide striature cerulee, secondo un modo squisitamente fontanesiano di rappresentare la mutevolezza delle nubi e dell’atmosfera. Una trattazione sintetica e sapiente, le cui radici affondano nei suoi primi grandi paesaggi, di cui è esempio Un mattino d’ottobre (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea), che Fontanesi presentò a Torino nel 1862 suscitando vivaci reazioni. Secondo il ricordo di Vincenzo Cabianca, Cristiano Banti volle acquistare il dipinto per sostenere quel paesista di cui ammirava la cultura internazionale e che l’anno prima, nel 1861, aveva trionfato alla prima Esposizione Nazionale di Firenze2. A quello stesso 1861 risaliva non solo il rapporto di stima e poi di amicizia che legò Fontanesi a Banti, a Cabianca e a Signorini, ma anche l’appassionata difesa sull’Album della Promotrice di Torino, firmata da Federico Pastoris, de Il mattino di Cabianca esposto in quella occasione. La comune aspirazione verso un profondo rinnovamento della pittura unì Fontanesi, i Macchiaioli e i giovani artisti piemontesi, tra cui Pastoris, Vittorio Avondo ed Ernesto Bertea. È questo ideale a ispirare la lucida interpretazione che Pastoris offrì della pittura di Fontanesi sull’Album della Promotrice del 1864, a commento del grande dipinto Altacomba

Questa lunga, fruttuosa frequentazione rende comprensibile la scelta di Giovanni Camerana, che di Fontanesi fu amico fedele ed esecutore testamentario, di dedicare a Pastoris il dipinto in memoria del maestro reggiano, come attestano le parole poste sul verso del cartone e siglate dalle sue iniziali. 

Dopo una serie di significativi passaggi collezionistici, il dipinto fu venduto il 22 dicembre 1969 dalla Galleria Narciso di Torino a Francesco Federico Cerruti, come risulta dalla dichiarazione conservata tra le carte del ragioniere. La presenza nella raccolta di dipinti di Fontanesi già alla fine degli anni sessanta testimonia dell’interesse di Cerruti per la pittura italiana del xix secolo già nella prima fase della sua attività collezionistica. 

Virginia Bertone

 

1 Bernardi 1945, pp. 17-18.

2 Si veda V. Bertone, «Il primo dei paesisti»: Fontanesi e la novità del suo paesaggio nei ricordi di Banti, Signorini e Cabianca, in Torino 2018-2019b, pp. 65-75.