Alta montagna (Pizzo Tresero) (La montagna incantata)

Angelo Morbelli

1914
Olio su tela
43,5 x 76 cm
Anno di acquisizione 2000-2001


Inv. 0224
N. Catalogo A214


Provenienza

Esposizioni

Bibliografia

Il legame di Angelo Morbelli con Milano si inaugura quando nel 1867 vi si trasferisce, sostenuto da un sussidio della città di Alessandria, per accedere all’Accademia di Brera: all’importante istituzione artistica cittadina rimarrà a lungo affiliato, fino al 1876, anche per la partecipazione alle esposizioni annuali dove inizia ad affermarsi come pittore di genere. Nelle vedute cittadine, nei dipinti dedicati al lavoro operaio, o al racconto della vita silenziosa del Pio Albergo Trivulzio, il capoluogo lombardo accentra le nuove istanze di realismo umanitario che si affacciano negli anni ottanta nella pittura di Morbelli. Milanese è poi la Galleria Grubicy che mette a contratto il pittore dal 1887 al 1893, avviandolo a un’attività espositiva internazionale. In quegli anni si colloca la diffusione, proprio grazie a Vittore Grubicy de Dragon, delle teorie ottiche e cromatiche di Chevreul e Rood e l’applicazione, nelle opere dal 1890, della tecnica pittorica divisionista. La lunga verifica sperimentale e l’acribia esecutiva del lavoro di Morbelli, supportato costantemente dalla fotografia e dal disegno, ne fanno di gran lunga il più rigoroso tra i pittori divisionisti. Il culmine della carriera del piemontese si colloca a cavallo del secolo, con la medaglia d’oro assegnatagli all’Esposizione Universale di Parigi nel 1900. 

Negli ultimi anni di vita di Morbelli non rallentano né l’attività espositiva né le ricerche tecniche, sempre testimoniate da numerosi appunti di lavoro, mentre si afferma il genere paesistico. In corrispondenza di alcuni soggiorni nell’Alta Valtellina per ragioni di salute, nel 1896 si affaccia nella sua opera il paesaggio montano. In quell’anno, intorno a un dipinto dal titolo A 2000 metri inviato all’Esposizione Nazionale di Firenze del 1896, il carteggio con l’amico Giuseppe Pellizza restituisce i problemi specifici di questo genere: la particolare resa dell’aria d’alta quota, l’effetto del bianco della neve rispetto alla tenuta degli altri toni, l’opacità della roccia restituita con il colore diviso. Il dipinto della Collezione Cerruti appartiene a una folta serie dedicata alle montagne del valtellinese gruppo Ortles-Cevedale, con vedute della punta di San Matteo, del ghiacciaio dei Forni e della punta di Pizzo Tresero, che domina il panorama dalla località dove risiede Morbelli, Santa Caterina Valfurva. Le varianti evidenziano il problema dell’inquadratura della montagna, risolta in questo caso con l’autonomia della campitura bianca sul tono lattiginoso delle nubi e le quinte opache dei boschi in primo piano, ma mosse dalla minuziosa scomposizione dei colori primari. Al 1912 è datato un altro dipinto, oggi in collezione privata, con il medesimo punto di vista, che si differenzia dalla veduta del 1914 per poche macchie di neve e la disposizione delle nubi: la distanza temporale tra i due quadri testimonia il ricorso a fonti fotografiche e una lunga meditazione sul soggetto. Alla mostra del 2001 presso la Gam di Torino, lo smontaggio della cornice ha permesso di verificare che la centinatura dorata ha coperto parte della pittura, correggendo così l’originale formato rettangolare. 

Rimasta inizialmente presso l’artista, l’opera passa al mercato privato milanese raggiungendo la collezione di Edmondo Sacerdoti, titolare dal 1950 della Galleria Sant’Andrea e dedito al collezionismo di maestri italiani dell’Ottocento, primi fra tutti Zandomeneghi, gli scapigliati lombardi e lo stesso Morbelli. Cerruti acquista l’opera in una data compresa tra il 1993, anno in cui viene stilato l’inventario della collezione dove la tela non compare, e il 2001, quando il ragioniere la presta per la citata retrospettiva curata da Aurora Scotti alla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. 

Filippo Bosco